E’ in giro di presentazione, il secondo volume Sicilia del Sentiero Italia CAI, Guida scritta da Grazia Pitruzzella. Tappa Trapani-Messina, 37 giorni di cammino. La recensione di Sergio Mangiameli con due domande all’autrice
E’ alla fine che ci sveliamo. Il capitolo finale della guida “Sentiero Italia CAI, Trapani-Messina (volume 2 Sicilia)”, scritto da Grazia Pitruzzella per conto del Club Alpino Italiano (Idea Montagna editore, 350 pagg, 27,00 euro), è la cifra non solo del volume stesso, ma soprattutto del battito cardiaco dell’autrice. Il linguaggio degli antenati, il ritorno alla natura, l’omaggio all’islandese Jorn de Precy, filosofo giardiniere, svela l’amorevole risposta alla domanda che è stata fatta: “Ma non è troppo montana, questa Guida? Troppo staccata da borghi, villaggi e paesi?”. E’ un tuffo nel verde quanto più incontaminato possibile dell’Isola, dal filo teso fra Trapani e Messina, quasi un viaggio in bilico tra l’abisso e una preghiera. Un tuffo che risana, la laica benedizione della Terra all’incontro con sé stessi.
“Un anno e mezzo di lavoro – dice Grazia Pitruzzella –, in cui ho lasciato il cuore sparso nell’autunno delle faggete delle Madonie”. Perché Grazia di professione fa l’Accompagnatore di Media Montagna, è appassionata di piante medicinali e non saprebbe vivere scollata dalla natura montana. Questo volume descrive la parte ultima del Sentiero Italia del CAI, quello che passa anche dalla variante Etna e che troviamo con la sigla SI (nera su fondo bianco tra due bande rosse) nei nostri boschi, sulle nostre sciare. Poco più di un mese di cammino, a seguire il programma curato e dettagliato, ma come ha suggerito l’esperto Giuseppe Riggio, “può essere coperto nella lentezza che si desidera, gustando gli incontri casuali con persone di passaggio a lato o contrario, e soprattutto capendo la differenza con l’escursione di una giornata. Qui c’è la preparazione lunga, che significa attesa, qualcosa che dà valore al nostro progetto, meglio se condiviso”. Capite bene che questa Guida potrebbe avere delle velleità sepolte proprio in quel tuffo nella terra di cui sopra. Una terra che stupisce e satura di tanta straordinarietà di forme, colori, odori, motivi. Ha un profilo altimetrico per ogni tappa, una mappa, una scheda tecnica, una descrizione accurata (fatta con gli scarponi e il sudore), e soprattutto fotografie, alcune quasi oniriche. Ma si torna per terra con la segnalazione dei Punti di Accoglienza e dei Punti di Appoggio. Fa piacere constatare l’attenzione riservata alla nostra piccola perla etnea, il Giardino Botanico Nuova Gussonea (l’unico giardino alpino di Sicilia), a cui è stata dedicata una pagina, con tanto di contatti per la visita, informando i lettori che questo luogo è stato anche meta di progetti di educazione ambientale per i ragazzi.
Grazia è palermitana, vissuta al nord per 30 anni, ama l’Etna al punto che potete trovarla in una mattina di un giorno d’autunno all’imbocco del Sentiero dell’Acqua Rocca, china a raccogliere faggiole. Faggiole, sissignori, e vediamo se sappiamo che le faggiole sono i piccoli, delicatissimi frutti dei faggi, che possono condire minestre e zuppe, ma dopo aver impiegato una pazienza infinita per la raccolta. Io non lo sapevo e me l’ha insegnato lei. Per buona pace dei reazionari catanesi, che non sopporterebbero mai di imparare qualcosa della propria terra dagli altri, soprattutto se palermitani!
Ma Grazia sorride, è soddisfatta, voleva “scrivere da sempre un libro, col suo nome stampato sopra, che è un’emozione solo a vederlo”, pensa adesso a un racconto da autrice, ambientato ovviamente nella natura. E se le chiedo quale Guida di quale parte di mondo, invece, vorrebbe scrivere, mi risponde “Alaska, perché la vedo come l’ultima frontiera di montagna selvaggia”.