L’Etna è attraversato da una rete di sentieri che permette di visitare il territorio dalle pendici alla vetta, scoprire i boschi, raggiungere luoghi e particolarità scientificamente interessanti, approfondire il rapporto uomo-vulcano, sino ad arrivare a toccare la sua cima, seppur nei modi previsti dalle norme di fruizione. Sin dalla notte dei tempi il vulcano suscita un doppio sentimento di timore e fascino nella popolazione siciliana, ma anche nei viaggiatori di tutti i periodi, irrimediabilmente attratti da un luogo tanto seducente, nel quale è possibile osservare da vicino la potenza della natura che si manifesta nelle inesorabili colate laviche, spesso accompagnate da spettacolari esplosioni visibili anche a notevole distanza. Nel passato, l’eco dei racconti dei marinai che attraversavano lo Jonio giunse lontano, sino alle terre d’oriente, dove si narrava d’un luogo con una montagna di fuoco che colorava il mare di rosso.

Pindaro, Omero, Virgilio, Goethe, Guy de Maupassant, De Amicis. Sono i nomi di alcuni degli scrittori che hanno raccontato il Mongibello, molti dei quali, insieme a imperatori, sovrani, filosofi, artisti, scienziati, viaggiatori del Grand Tour, hanno tentato di raggiungere quella bocca degli inferi che era considerata la fucina di Efesto, dio del fuoco. Chi fu il primo a spingersi sino ai crateri maggiori non è dato sapere.
La tradizione narra che, sulla vetta del vulcano, nel luogo oggi denominato “Torre del Filosofo”, Empedocle fissò la sua dimora. Il filosofo d’Agrigento si lanciò nella sua voragine per sparire e far credere d’essere stato assunto fra gli dei: ma il vulcano sputò il suo sandalo bronzeo, smascherando, così, le sue intenzioni.
La cima venne toccata, nel 125 d.C., dall’imperatore Adriano che si lasciò ammaliare dallo spettacolo dell’alba, lasciando ai posteri la celebre frase: “Fu uno dei momenti supremi della mia vita” (Marguerite Yourcenar “Memorie di Adriano”).

Nel 1496 vi giunse Pietro Bembo (ne scrisse nel suo “De Aetna”), nel 1641 il domenicano Tommaso Fazello. Più vicine a noi le ascese nel periodo del Grand Tour di viaggiatori, scrittori e scienziati: nel 1770 raggiunge il tetto dell’Etna lo scienziato Patrick Brydone. Del 1787 è la visita del poeta e scrittore Johann Wolfgang Goethe (tuttavia fino ai Monti Rossi), mentre l’anno successivo corona l’ascesa il naturalista Lazzaro Spallanzani. Datata 1885 l’impresa dello scrittore Guy de Maupassant.
Per lanciare uno sguardo nell’orrido baratro della voragine centrale del vulcano, si raggiungeva in mattinata Nicolosi dove si reclutavano le guide, nate proprio nel paese da sempre considerato “La porta dell’Etna”. Un sentiero conduceva sino alla Grotta delle Capre, una grotta-rifugio che fu inghiottita da una delle tante eruzioni del passato e che si trovava nell’ex Bosco della Ferrandina – anch’esso spazzato via dai fiumi incandescenti – a sud dell’odierno Rifugio Sapienza. Un riposo di un paio di ore e la spedizione ripartiva nel cuore della notte sino a conquistare la cima di primo mattino.

Un collegamento più agevole con Nicolosi, che ebbe l’effetto di ridurre i tempi dell’ascesa, giunse in epoca borbonica. La carrozzabile sino ai 1.900 metri della Casa Cantoniera, nell’area dell’attuale sito turistico Etna Sud Rifugio Sapienza, venne realizzata nel 1934 e rese la vetta dell’Etna sempre più vicina. La funivia e i mezzi fuoristrada spalancarono le porte della cima al turismo di massa.
L’ascesa della vetta è considerato l’itinerario principe, che si può svolgere per intero a piedi, o solo in parte utilizzando sino ad un certo punto funivia e fuoristrada; un itinerario che gli appassionati svolgono anche in mountain bike e con gli sci. La visita alla vetta può subire limitazione a causa degli eventi eruttivi (consulta Modalità di fruizione dell’area sommitale). Quanti siano intenzionati a visitare l’area sommitale, anche i crateri sommitali, o vogliano affrontare un itinerario più impegnativo, possono rivolgersi alle guide alpine presenti nei due siti turistici (Etna Sud, Etna Nord).

Sono tante le opportunità di praticare l’escursionismo a piedi, in bici, a cavallo, sci e in altri modi non in contrasto con i regolamenti del Parco, utilizzando i sentieri dell’Etna per scoprire luoghi, boschi e particolarità di indubbio fascino, e vivere la natura e gli umori di un vulcano attivo.
Attività invernali a parte, il periodo migliore per affrontare le escursioni è quello meno rigido compreso fra aprile ed ottobre. In estate è consigliabile evitare le ore più calde. Inoltre è sempre opportuno consultare le previsioni meteo e, in caso di tempo incerto, è saggio rinviare la passeggiata.
La descrizione degli itinerari, in particolare i tempi di percorrenza, è indicata sulla pagina trekking. Tuttavia per ogni sentiero sono indicate anche le altre eventuali opzioni possibili: bici, cavallo, sci. Utile, prima di iniziare un itinerario, consultare il Regolamento per le attività di fruizione del Parco dell’Etna.

Legenda simboli itinerari

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