L’escursionismo in mountain bike, sull’Etna, è una disciplina giovane in quanto presente solo da alcuni lustri. Un’inezia al cospetto delle epiche traversate a piedi e a dorso di muli, ma anche delle varie forme di sci, tutti modi più tradizionali di scoprire il territorio del vulcano. Già negli anni ’80, pochi anni dopo la nascita del cicloescursionismo avvenuta negli Stati Uniti, i primi bikers iniziarono a pedalare lungo le piste dell’Etna consci delle grandi potenzialità di questo mezzo nella scoperta del Mongibello e nell’attraversamento dei suoi spazi e dei suoi boschi.
Si tratta di un modo diverso di vivere le escursioni che permette di percorrere lunghi tratti in poche ore (le stesse, a piedi, richiederebbero uno o più giorni e pernotto), grazie ad un mezzo alla portata di tutti che è proverbialmente fra i più ecologici e, se ben condotto, con un impatto ambientale uguale a zero. È richiesta semplicemente un po’ di attenzione per sé e per gli altri, oltre che per la natura, i suoi luoghi, le piante e gli animali.

Il Parco non vieta l’utilizzo della bici, ma ciò deve avvenire sino all’orario in cui vi sia luce naturale a sufficienza, preservando habitat e vegetazione e le diverse specie presenti. I gruppi dovranno essere costituiti al massimo da dieci ciclisti; in caso contrario dovranno essere frazionati per dieci. Poche e di buon senso le avvertenze, superflue per chi è abituato a muoversi in ambienti protetti: non allontanarsi dalle piste ed evitare i fuoripista che danneggiano le piante ed erodono il suolo; non utilizzare i sentieri dedicati al solo trekking; dare precedenza agli escursionisti a piedi, rallentare superandoli e rendere palese il proprio arrivo; evitare velocità eccessive; rallentare in curva e in discesa. E, più in generale, rispettate la filosofia del cicloescursionismo: impatto minimo nell’ambiente naturale.
Nella stagione secca, il terreno sabbioso dell’Etna, su cui si deposita sempre nuova cenere nel corso delle attività stromboliane, tende a perdere compattezza per cui diventa difficoltoso procedere soprattutto in salita.

In alcuni casi ci si ritrova a pedalare come sulla sabbia in spiaggia, con evidente affaticamento. Se non si ha una preparazione adeguata e l’unico obiettivo è quello di trascorrere, in estate, alcune ore in bici nei boschi, il consiglio è quello di rivolgersi alle tracce con pendenze non eccessive.
I bikers esperti non hanno di certo necessità di consigli, per cui ci limiteremo a fornire alcuni suggerimenti a quanti vogliano semplicemente pedalare nel territorio etneo. Sono indispensabile il casco e il giubbino antivento e antipioggia traspirante, ma va bene anche un semplice k-way. L’abbigliamento tecnico (intimo, maglia, giacca, pantaloni) è preferibile perché traspirante, perché favorisce lo smaltimento del sudore e perché si asciuga rapidamente. Tuttavia ci si può vestire a cipolla, indossando o smettendo i capi a seconda delle condizioni meteo. Utili la maglia intima tecnica (va bene il modello a rete), i pantaloni da ciclista (corti o lunghi) e, comunque, aderenti, e gli occhiali da sole. Lo zainetto deve contenere un ricambio, un kit minimo di pronto soccorso e la colazione. Necessaria acqua in abbondanza nelle borracce e nello zaino.

Gli itinerari consigliati da Etnalife ai trekker

Pista Altomontana
Lecceta di Prato Fiorito

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