L’esigenza di creare una istituzione, che in seguito sarà il Parco dell’Etna, per tutelare l’area vulcanologica etnea, la flora, la fauna, le particolarità di un ambiente unico, inizia ad emergere nella seconda metà del ‘900, periodo in cui poche menti illuminate riescono a immaginare i rischi derivanti da un’antropizzazione senza controllo che avrebbe avuto, come primo devastante effetto, la cementificazione del territorio. La prima proposta di istituire un parco vulcanologico giunge dalla Società di Botanica negli anni ‘60. Dopo tre decenni di dibattito, la nascita del Parco dell’Etna, primo fra i parchi siciliani, arriva il 17 marzo del 1987 con Decreto del Presidente della Regione Siciliana, nel periodo di fondazione in Sicilia delle aree protette.

A trent’anni da quella scelta epocale, sotto l’aspetto della tutela sono stati raggiunti risultati evidenti. Le condizioni di difesa del territorio hanno favorito il rientro nel comprensorio etneo di numerose specie, a cominciare dall’aquila reale (adesso presente con due coppie nidificanti) tornata a volteggiare negli spazi incontaminati, mentre altre specie sono rimaste nei suoi confini perché non più minacciate dalle attività umane. Nel nuovo millennio nuove e inedite sfide attendono il Parco dell’Etna, chiamato a consolidare quel sottile equilibrio fra necessità di tutela e necessità di sviluppo. Dal 2013 l’ente è pure impegnato nella missione di governare un territorio entrato nella “World Heritage List”, ovvero fra i siti dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

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