Questo raglio

Si riapre il dibattito sulla riperimetrazione del Parco dell’Etna.

Il Consiglio del Parco (formato dal Presidente e dai 20 sindaci dei Comuni) ha recentemente deliberato l’istituzione di un tavolo tecnico per valutare l’ipotesi di restrizione dell’area protetta e rimuovere quei vincoli, spesso da alcuni considerati ostacolo alle attività economiche e alle iniziative private.

Il pensiero di Sergio Mangiameli

Allora, ecco cosa vogliamo: un’area protetta, che non rompa le scatole a chi voglia fare affari, investimenti e soldi. Basta con questa storia del Parco dell’Etna, che ha messo solo vincoli inutili e non ha prodotto alcuno sviluppo. Riduciamo la superficie protetta e cambiamo le regole. Ok?

Prima, per istituirlo, c’erano stati personaggi ispirati alla cultura dell’uomo sensu latu, che passa attraverso l’ambiente. Adesso l’ispirazione, che muove la richiesta della riperimetrazione dei limiti del Parco dell’Etna, è il fatturato uti singoli, perfettamente disallineata al modello europeo e globale.

Dunque, accontentiamo gli elettori, ché ci garantiscono il voto, e in culo l’ambiente.

La cordata di sindaci, che chiedono di ridurre il polmone verde, è l’espressione esatta della gran parte dell’elettorato siciliano, etneo in particolare. Ci meritiamo questa classe politica, perché la sosteniamo, perché buona parte di noi non ha la cultura per capire e per compiere con consapevolezza una scelta diversa. Capireste la biodiversità eccezionale dell’Etna? L’importanza dei suoi boschi originali di lecci alle quote interessate da questa idea deficiente? Lo scambio anidride carbonica – ossigeno? Lo stop all’impermeabilizzazione del suolo? Siete mai riusciti a sentirvi parte di tutto, camminando proprio nei boschi a cui volete togliere la protezione? Avete mai provato il sentimento profondo di pace, respirando quell’aria lì? Pace. Sissignori.       

Per fortuna, anzi per cultura, i popoli del resto del mondo – che è tanto, credeteci tanticchia, oltre a bedda Sicilia e a nostra amata Muntagna – copriranno questo raglio rivolto verso il proprio ombelico. Ne sono certo.

Sergio Mangiameli è del ’64, geologo, giornalista pubblicista, interprete naturalistico, vive sull’Etna. Ha pubblicato i racconti “Dall’ulivo alla luna” (Prova d’Autore, 1996) e “Rua di Mezzo sessantasei” (Il Filo, 2008), i romanzi “Aspettando la prima neve” (Rune, 2009), “Dietro a una piuma bianca” (Puntoacapo, 2010), “Sul bordo” (Puntoacapo, 2013), “Come la terra” (Villaggio Maori, 2015, che ha partecipato a MontagnaLibri 2016 del Trento Film Festival), “Quasi inverno” (A&B Editrice, 2018), "La nevicata perfetta" (A&B Editrice, 2020). Ha scritto i testi di “MicroNaturArt – voci dal microcosmo” (Arianna, 2014), esperimento letterario di fotografia scientifica; i racconti di “Ventiquattr’ore – fotografie di finestre e parole intorno” (Puntoacapo, 2016), i cui scatti sono di Lino Cirrincione; e, assieme al vulcanologo Salvo Caffo, “Etna patrimonio dell’umanità, manuale raccontato di vulcanologia e itinerari” (Giuseppe Maimone Editore, 2016), con le illustrazioni di Riccardo La Spina. Ha scritto i testi dei film corti “La corsa mia” e “Idda”, e i monologhi “Questa storia” e “Il gioco infinito”, visibili entrambi su YouTube. Sul portale web Etnalife, scrive racconti etnei per la rubrica letteraria “Storie dell’altro mondo”. “La piuma bianca” è il suo blog sul magazine online SicilyMag. L’esperimento nuovo è “Le colate raccontate” – vulcanologia storica dell’Etna e narrativa surreale insieme, tra esattezza scientifica e finzione letteraria in racconti –, portato in scena col vulcanologo Stefano Branca.
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