Parco dell’Etna unica garanzia di tutela dell’ambiente etneo e gestore del sito Patrimonio dell’Umanità

La stele celebrativa Etna Patrimonio dell’Umanità UNESCO - © pietronicosia.it
La stele celebrativa Etna Patrimonio dell’Umanità UNESCO – © pietronicosia.it

La celebrazione del Terzo anniversario dell’inserimento nella World Heritage List “Un ritrovarsi tra amici vecchi e nuovi che hanno collaborato al prestigioso riconoscimento di questo territorio”

di Sergio Mangiameli

La festa tenuta alla sede del Parco dell’Etna per il terzo anno dall’iscrizione alla World Heritage List dell’UNESCO del Monte Etna, come sito naturale patrimonio dell’umanità, è stata un semplice ritrovarsi tra amici vecchi e nuovi che hanno collaborato al prestigioso riconoscimento di questo territorio: l’ex addetto stampa del Parco, Gaetano Perricone che volontariamente ha condotto la presentazione; il giornalista Turi Caggegi; il presidente dell’Associazione Mascali 1928, Leonardo Vaccaro; l’assessore all’ambiente di Nicolosi, Giuseppe Di Mauro; e Ornella Cocina, sismologa dell’INGV di Catania, che in pieno clima collaborativo, ha aiutato a illustrare ai partecipanti (a centinaia con le famiglie) gli strumenti di monitoraggio sismico e vulcanico.

Di fronte a centinaia di partecipanti, la presidente dell’Ente, Marisa Mazzaglia ha risposto ad  alcune domande del giornalista Gaetano Perricone. Oltre a sottolineare «il valore planetario del riconoscimento UNESCO per l’Etna, nostro territorio, per il quale tutti noi, istituzioni e singoli cittadini, siamo chiamati a impegnarci per tutelarlo con gesti precisi ed esemplari di ogni giorno», la presidente ha voluto ricordare che «il Parco s’impegna già da tre anni nella sensibilizzazione ed educazione ambientale con l’iniziativa Meglio-Parco-che-sporco, a cui hanno partecipato migliaia di adulti e ragazzi. E’ un cammino lungo, ma già i primi risultati si stanno vedendo».
Mazzaglia ha dunque affrontato l’argomento rifiuti abbandonati nel territorio etneo, soffermandosi anche sulla lettera dei due turisti trevigiani, pubblicata su alcuni giornali nei giorni scorsi, definendola «quanto mai una stranezza, per il fatto che lo stesso testo, ma a firma di un’altra persona, era stato recapitato alla mail dell’Ente Parco qualche giorno prima, e alla quale avevo personalmente risposto, chiedendo anche l’ubicazione esatta del sito di rifiuti abbandonati».

Si è saputo poi che il luogo fotografato non rientra nei confini del Parco dell’Etna. Va ricordato, per correttezza di informazione, che l’Ente Parco non ha competenze di raccolta né di conferimento rifiuti, e che questo è un ruolo dei Comuni, come del resto avviene in altre realtà protette d’Italia. La questione rifiuti abbandonati nel territorio etneo è una piaga già infetta almeno da vent’anni, che viene sistematicamente attribuita, per ignoranza d’informazione o per speciosa convenienza, al Parco dell’Etna invece che ai Comuni (per la raccolta e lo smaltimento) e al Corpo Forestale (per la vigilanza del territorio protetto e le denunce).

È opinione di chi scrive che il Parco sia l’unica garanzia istituzionale in difesa dell’ambiente naturale protetto, e sia per questo l’ente gestore quanto mai appropriato per il sito naturale UNESCO, «che è in cima al rating di qualità dell’IUCN, l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura; cioè la salute del territorio protetto, Core Zone UNESCO è ottima e non fatevi ingannare da chi scrive che l’Etna sia in pericolo di cacciata dalla WHL UNESCO», ha ricordato chiaramente la presidente, che ha avuto modo anche di illustrare  «come il Parco sia servito e serva alla protezione dell’ambiente dell’Etna perché ha sventato i grandi affari di speculazione territoriale: la realizzazione di grandi alberghi, campi da golf, megastrutture turistiche e non ultimo come abbia fino a qualche giorno fa contribuito alla legalità, essendosi costituito parte civile in un processo contro una frode accertata di un singolo ai danni dell’UE per colture inesistenti in area protetta. Che il Parco sia sottoposto ad attacchi ad orologeria, è ormai un must. Perché è proprio da tre anni, da quando questo territorio etneo è entrato nella WHL dell’UNESCO, che altri soggetti senza alcun titolo di garanzia per la tutela dell’ambiente naturale, come invece è il Parco stesso, vorrebbero gestire questa meraviglia, patrimonio dell’umanità».

Sergio Mangiameli è del ’64, geologo, giornalista pubblicista, interprete naturalistico, vive sull’Etna. Ha pubblicato i racconti “Dall’ulivo alla luna” (Prova d’Autore, 1996) e “Rua di Mezzo sessantasei” (Il Filo, 2008), i romanzi “Aspettando la prima neve” (Rune, 2009), “Dietro a una piuma bianca” (Puntoacapo, 2010), “Sul bordo” (Puntoacapo, 2013), “Come la terra” (Villaggio Maori, 2015, che ha partecipato a MontagnaLibri 2016 del Trento Film Festival), “Quasi inverno” (A&B Editrice, 2018), "La nevicata perfetta" (A&B Editrice, 2020). Ha scritto i testi di “MicroNaturArt – voci dal microcosmo” (Arianna, 2014), esperimento letterario di fotografia scientifica; i racconti di “Ventiquattr’ore – fotografie di finestre e parole intorno” (Puntoacapo, 2016), i cui scatti sono di Lino Cirrincione; e, assieme al vulcanologo Salvo Caffo, “Etna patrimonio dell’umanità, manuale raccontato di vulcanologia e itinerari” (Giuseppe Maimone Editore, 2016), con le illustrazioni di Riccardo La Spina. Ha scritto i testi dei film corti “La corsa mia” e “Idda”, e i monologhi “Questa storia” e “Il gioco infinito”, visibili entrambi su YouTube. Sul portale web Etnalife, scrive racconti etnei per la rubrica letteraria “Storie dell’altro mondo”. “La piuma bianca” è il suo blog sul magazine online SicilyMag. L’esperimento nuovo è “Le colate raccontate” – vulcanologia storica dell’Etna e narrativa surreale insieme, tra esattezza scientifica e finzione letteraria in racconti –, portato in scena col vulcanologo Stefano Branca.
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