Un anno da marziano in Sicilia

Da qualche giorno tutti quelli che incontro, ma soprattutto quelli che sono diventati miei amici mi chiedono: “Come stai? Come ti trovi da marziano in Sicilia, adesso che hai trascorso più di un anno sulla Terra?”.

Ed io, senza neanche pensarci un attimo, gli rispondo: “Benissimo! Non potevo precipitare in un posto migliore!”

Ho capito però che qualcuno si aspetterebbe da me una risposta un pochino differente, forse più vicina a quelle che usate abitualmente nelle vostre conversazioni. Chessò, una frase del tipo: “Potrebbe andare meglio… oppure… una volta si stava meglio in Sicilia… o magari… vedo troppi marziani in giro”.

Insomma forse dovrei nascondere il mio entusiasmo. Ma come faccio? Io sono veramente contento della Terra e soprattutto del pezzetto che sto frequentando. Ovviamente ho un po’ di nostalgia del pianeta da cui provengo. Ogni tanto penso ai miei deserti lontani, al cielo rosso fuoco. Ma non c’è dubbio che in Sicilia si vive bene. Avete calore nella giusta quantità, bel tempo, tanti posti bellissimi. Capisco che non tutti se la passano bene, ma anche quelli che non sembrerebbero avere effettivamente molti problemi si dimostrano nervosi, irascibili, scontenti ogni giorno di qualcosa di diverso. E guai se uno prova a chiedergli perché, ti mandano a quel paese senza tanti complimenti.

Qualcuno mi ha spiegato che quelli che si lamentano non sono mai stati su Marte e quindi non si rendono conto di come è piacevole il clima sulla Terra, altri invece mi hanno raccontato che quelli che non sorridono mai prima stavano meglio e quindi per questo motivo adesso sono tristi. Da questo punto di vista in effetti li posso capire.

Vedere l’astronave che perde quota non fa piacere a nessuno, anche se alla fine uno riesce a non farla precipitare si ricorda sempre di quando stava sull’orbita più alta ed il panorama era tutt’altra cosa. So pure che in altre parti della Terra le cose stanno diversamente, nel senso che almeno un miliardo di persone si può adesso permettere delle cose che prima non immaginava neanche. E questi altri terrestri sarebbero probabilmente meno sorpresi dalla mia risposta e dai miei sorrisi.

Da parte mia non posso fare a meno di  ripetere che il 2019 è stato un anno bellissimo e cercherò di fare in modo che lo sia anche il prossimo, che oltretutto ha un nome buffo da pronunciare: buon venti-venti a tutti.

Giuseppe Riggio racconta l'Etna e la Sicilia da trentacinque anni. Giornalista pubblicista ha collaborato con importanti testate locali e nazionali. Autore di diversi libri dedicati alle bellezze nascoste della nostra regione ha dedicato anni di ricerche alla valorizzazione della memoria del Novecento. Per l'editore Maimone ha diretto per otto anni il trimestrale culturale Etna Territorio ed ha scritto alcune delle sue opere più recenti. Vive pensando positivo, immerso nelle contraddizioni di un'isola meravigliosa, ma – forse – incorreggibile.
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