Sugghiata #18: Una mattina al mare

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Sono sceso a rotta di collo fino a dove c’era terra, anzi sabbia. L’ho fatto dopo una notte insonne, preso e agitato dai vapori degli incubi vostri, che dalle vostre stanze ordinate e chiuse, sono saliti fino ai bordi ultimi, dove anche il silenzio delle stelle si è sentito turbato. Sono arrivato sulla spiaggia ai primi raggi, quelli che fanno fare spessore anche alla debolissima risacca, quelli per i quali il mondo si ferma in una striscia orizzontale di ripetuta speranza quotidiana. Ma di cosa avete paura, santoddio? Di non riuscire a garantirvi la pensione? come se aveste in tasca l’assicurazione di arrivarci, all’età della pensione. E nel frattempo, bruciate il presente, con tutto quello che c’è, come se questo fosse niente, o solo un transito, e l’arrivo fosse più in là. Perché siete abituati a consumare tutto, e a fermarvi solo per divertimento, coi i figli dietro, gli amori dietro, i sogni dietro. Davanti, solo incubi e infelici strategie notturne per non vederli. Dove sono finiti i vostri talenti? quelli che avevate da ragazzi, nei quali perdevate tempo, con gli sguardi in fuga oltre la finestra di scuola, e nelle lunghissime estati. Dove sono quei sogni precisi che facevate sul letto nei caldi pomeriggi di luglio, con le serrande abbassate? Non vi rendete conto che il mondo ha bisogno della vostra bravura espressa, di tutto il presente che immaginate senza lasciare niente per dopo. Fosse solo un minuto dopo, perché nessuno sa se proprio quel minuto possa mai contenere il vostro sorriso migliore.

Volevo guardare la Montagna intera dalla sua base che è superficie di mare, qui e adesso. Ma non ce l’ho fatta. Mi sono fermato su un fiore trasportato dall’aria e lasciato all’acqua con una delicatezza impensabile. Ho guardato la sua ombra e ho letto i contorni della prima lettera della parola che tutti i bambini del mondo pronunciano in testa a tutte le altre innumerevoli della loro vita. E se tutte le mamme del mondo volessero proprio questo? Che i propri figli non campino più a lungo possibile, nemmeno con più soldi possibili, ma con tutto il loro possibile  talento per il loro unico sogno?


Foto di Renata De Simone, gentilmente concessa a Etnalife per ‘U Sugghiu
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