Sul vulcano è stagione di castagne come segnalano le tante sagre in giro per i comuni. Decalogo per la raccolta dei frutti: che vinca, finalmente, la civiltà!
San Martino è già alle spalle, ma sull’Etna la stagione delle castagne è nel vivo. Basta solo dare uno sguardo alle sagre che si svolgono nel fine settimana: tutte onorano San Martino con il classico menù di castagne e vino. Un binomio che, sul nostro vulcano, ha gusto e sapore unico, beneficiato dal terreno lavico ricco di minerali. In genere il periodo buono per raccogliere le castagne è compreso fra ottobre e novembre, ma in questo strano 2014, nel quale l’inizio dell’autunno è stato, in realtà, il prolungamento dell’estate, i tempi di fruttificazione si sono allungati. Riguardo le sagre, segnaliamo la festa di San Martino a Sarro (Zafferana) e Fornazzo (Milo), e le altre iniziative sui gusti d’autunno a Ragalna e Nicolosi. Date un’occhiata alla nostra sezione eventi per scoprire orari e programma delle varie iniziative.
Dunque un week-end che i siti di meteorologia indicano di bel tempo e che sarà di certo speso da tanti, soprattutto nella giornata di domenica, nei boschi dell’Etna alla ricerca del gustosissimo frutto. Sarebbe bello parlare di castagne e raccontare un po’ di storia, ricordare che sull’Etna il “Castagno dei Cento Cavalli”, a Sant’Alfio, è fra gli alberi più longevi della terra, o ricordare i segreti delle caldarroste, o come si preparano il “marron glacé” o la marmellata di castagne. Purtroppo, in primis, ci dobbiamo occupare delle raccomandazioni per non vedere trasformati i nostri boschi in una immonda discarica.
Dovrebbe essere superfluo lanciare l’ennesimo appello al rispetto della civiltà. Nel contesto catanese sembrano cadere nel nulla gli inviti al buonsenso, all’educazione civica, a quella che un tempo si definiva la condotta del “buon padre di famiglia”. I nostri boschi si mostrano ancora deturpati dai rifiuti, nonostante gli anni trascorsi a cercare di sensibilizzare verso il rispetto dell’area protetta (ricordiamo e scriviamolo ancora è un sito Patrimonio dell’Umanità UNESCO) e a invitare i cittadine ed i gitanti a smaltire i rifiuti nella maniera corretta (certo le istituzioni di loro ce ne hanno messo, non riuscendo a risolvere il problema rifiuti alla base, addirittura aggravandolo) consegnando elettrodomestici, rifiuti pericolosi, inerti edili ai luoghi di smaltimento anziché abbandonarli lungo le strade dell’Etna o nei suoi boschi, e a riportare a casa l’immondizia post-scampagnata.
Chiudiamo qui il sermone e passiamo alle avvertenze. Le regole sono poche, ma buone, quante ne bastano per una fruizione civile dell’ambiente e della nostra “muntagna”, ma anche per evitare rischi a se stessi, ai propri cari e agli altri fruitori della natura.
RISCHI. Non sostare lungo strade strette, in prossimità di curve e tornanti, in aree sterrate di difficile accesso e uscita. Sono luoghi rischiosi per conducente e passeggeri e automobilisti in transito; basterebbe parcheggiare un po’ più distante; d’altronde si è in una giornata in cui alcuni metri in più a piedi si possono percorrere. Oltretutto, anche un semplice graffio all’auto può compromettere un momento spensierato.
Stesso consiglio per l’approntamento del luogo del pic-nic: se non si opta per l’area attrezzata, si posizionino tavoli, sedie e teli non nelle immediate vicinanze della strada. Si evitano rischi, soprattutto nelle zone in discesa, e non si respirano gas di scarico.
FUOCHI. Accendere i fuochi nelle aree attrezzate. Al di fuori di esse sono vietati. Tuttavia, se proprio si vuol sfidare il corpo forestale e rischiare una multa, al di fuori delle aree idonee si faccia in modo da non correre rischi, per sé e per l’ambiente. Ma, ripetiamo, sono vietati.
CASTAGNE. Ricordarsi che l’Etna non è interamente demaniale, i terreni, cioè, non sono totalmente pubblici. Se vi sono muretti, recinzioni, reti che delimitino un terreno, quella è una proprietà privata e vigono le stesse leggi che la tutelano altrove. Per cui non oltrepassare le recinzioni per raccogliere frutta o castagne. Se non vi sono evidenti segni di proprietà, ovviamente, non si può di certo rispondere di violazione.
Fatto questo necessario preambolo, invitiamo a raccogliere le castagne che sono già a terra. L’albero non va colpito né con legni o pietre (non inconsueta la scena di venir centrati come un boomerang dallo stesso oggetto lanciato); non arrampicarsi sugli alberi per evitare di danneggiarli e per non incorrere in incidenti. Limitarsi a staccare i ricci ormai maturi e pronti a cadere, alla nostra stessa altezza.
CIVILTÀ CIVILTÀ CIVILTÀ. Consigli che iniziano tutti con “Non”: sporcare; danneggiare pianti e alberi; ascoltare musica a volume eccessivo; disturbare la fauna anche con iniziative apparentemente nobili come far osservare un nido ai bambini.
RIFIUTI. Portare con sé l’immondizia e smaltirla nei cassonetti o riportala a casa per liberarsene secondo le modalità del proprio comune; non abbandonare nulla nei boschi.
Infine ricordiamo le zone dell’Etna dove si trovano i maggiori boschi di castagno. Nel versante sud l’area dei castagneti è quella alta di Nicolosi e Pedara (S.P. 92, San Nicola, Salto del Cane, Tarderia); spostandosi verso ovest, l’area di Milia sopra Ragalna, e l’area alta di Biancavilla e Adrano. Procedendo verso occidente, l’area di Maletto, Bosco Chiuso Case Pappalardo. Una miniera è l’area orientale: da Zafferana si possono raggiungere, tramite la S.P. 92 (tratto sino al Rifugio Sapienza), i castagneti di Cassone e Piano del Vescovo. Altro luogo ricco di castagni è la Mareneve imboccata da Fornazzo (Pietracannone), ma anche da Linguaglossa.
Insomma, Etnalife è contro la mummificazione del territorio convinta, com’è, che il territorio debba e si debba vivere. Ma Etnalife chiede a tutti di portare rispetto alla nostra grande madre Etna, declinata al femminile, e che sia rispettata come la nostra madre, appunto.