Parco dell’Etna: un’opportunità per noi, prigionieri dell’estetica da pixel

Il Cratere di Sud-Est fotografato a marzo 2017 – © Foto pietronicosia.it

Il parco compie trent’anni, fra pochi successi e molti detrattori. E il futuro? Lo decide, come sempre, “a muntagna”

Il 17 marzo del 1987, esattamente trent’anni fa, l’allora Presidente della Regione Siciliana, Rino Nicolosi, firmò il decreto di Istituzione del Parco dell’Etna. Un atto che per il tempo fu, e per certi versi lo è ancora, rivoluzionario, destinato a mettere fine alla villettizzazione selvaggia delle pendici del vulcano e a innescare uno sviluppo inedito per la Sicilia del tempo, saldamente in mano a cementificatori, speculatori e abusivi.
Probabilmente, solo la villettizzazione ed il freno al cemento hanno avuto piena attuazione, o quasi, mentre sulla strada dello sviluppo in stile Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, per la verità resta ancora tanto lavoro da fare, così come sul fronte civiltà, (ma questo argomento, in particolare, chiama in causa prima ancora delle istituzioni noi cittadini, immondizia in primo luogo).

Quello del 17 marzo è un compleanno certamente da festeggiare per quanti vedono nella salvaguardia di questo ambiente così straordinario, non soltanto una opportunità di carattere economico, ma una opportunità per noi stessi, imprigionati nell’estetica da pixel, incapaci di immaginare una natura oltre i bagliori del monitor.
Se ne è accorto anche il resto del mondo di quanto questo vulcano ed il suo mito siano un patrimonio non soltanto di un’isola in cui si son giocati i propri destini i popoli del Mediterraneo, ma patrimonio dell’intera umanità. Sembrano essersene accorti tutti, eccetto chi è cresciuto rivolgendo ogni mattina uno sguardo verso “a muntagna”.

Certo, il Parco rimane una incompiuta siciliana e oggi, progressivamente privato di fondi, mezzi, personale, sembra tornato al centro di un attacco concentrico, sferrato da vecchi e nuovi nemici, ma anche da un insospettabile fuoco amico che, alla fine, farà il gioco dei suoi  detrattori.
Quale destino attende il Parco dell’Etna stretto fra il sublime compito di gestire l’area Unesco e le manovre oscure dei suoi avversari? La retorica dello sviluppo, celata dietro i buoni propositi, potrebbe trasformare il suo volto. A noi, miseri mortali, non resta che affidarci alla “montagna”: sarà sempre lei, alla fine, a decidere. E noi, non saremo stati che un fastidioso battito di ciglia nello scandire del suo tempo.

Pietro Nicosia

(15 marzo 2017)

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