Maremoti nel Mediterraneo, è online il sito del Centro Allerta Tsunami dell’INGV

L’INGV lancia il sito web ufficiale del suo Centro Allerta Tsunami per offrire al pubblico informazioni e approfondimenti sul rischio maremoti nel Mar Mediterraneo

È online da oggi, 4 maggio, il sito web ufficiale del Centro Allerta Tsunami dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (CAT-INGV).

Obiettivo della nuova piattaforma, sensibilizzare i cittadini al rischio tsunami in Italia, ancora poco noto a causa della frequenza relativamente bassa dei grandi maremoti nel Mediterraneo, e soprattutto fornire strumenti che consentano di ridurre l’impatto in caso di evento.

Il CAT dell’INGV è uno dei tre elementi cardine del SiAM, il Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti di origine sismica, insieme al Dipartimento della Protezione Civile nazionale (DPC) e all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

Composto da cinque macro-sezioni, ognuna contenente sottosezioni dedicate, il sito del CAT-INGV mette a disposizione del pubblico molte informazioni e approfondimenti sui maremoti: come si formano, come si propagano, dove sono più probabili, come possiamo difenderci, quali sono le Istituzioni internazionali e nazionali che si occupano della tutela e della comunicazione del rischio. Un’enfasi particolare è rivolta alla pericolosità e al rischio tsunami nel Mediterraneo, dove il CAT opera dal 2016 come Tsunami Service Provider per il sistema di protezione civile nazionale e per molti Paesi dell’area euro-mediterranea. 

Il sito web del CAT va ad affiancare quello sulla pericolosità da tsunami di origine sismica dell’area NEAM (Atlantico nordorientale, Mediterraneo e mari connessi), pubblicato nel 2017 dopo la conclusione del progetto europeo TSUMAPS-NEAM (Probabilistic Tsunami Hazard Maps for the NEAM Region), coordinato dall’INGV e integrato di recente da studi e approfondimenti.

Gli tsunami, infatti, sono eventi che, seppur rari, possono essere particolarmente distruttivi anche nei nostri mari, al pari di quelli che hanno colpito negli ultimi vent’anni l’Indonesia, il Cile, il Giappone. Va ad esempio ricordato il terremoto-maremoto di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908, che ha provocato onde alte oltre 11 metri in alcune zone del Reggino. Eventi più piccoli sono molto più frequenti e possono essere, potenzialmente, ugualmente pericolosi: un’onda di tsunami di poche decine di centimetri può abbattere porte, spostare automobili e trascinare in mare persone adulte, anche di corporatura robusta.

L’INGV, infine, ha recentemente pubblicato online anche il Database delle osservazioni dei maremoti in Italia, piattaforma che permette di esaminare e approfondire in mappa tutte le informazioni sulle 300 osservazioni relative agli oltre 72 tsunami conosciuti in Italia, e, sulla rivista NHESS (Natural Hazards and Earth System Sciences), il primo studio sistematico su larga scala per la valutazione della percezione del rischio tsunami nell’Italia meridionale.

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