L’uovo e l’Etna, simboli di risurrezione

Antonio Presti
Antonio Presti

Il mecenate Antonio Presti prepara il definitivo trasferimento a Catania. E dopo Fiumara d’Arte e la Casa Stesicorea, sogna un Atelier sull’Etna

 di Agnese Virgillito

Un uovo d’oro, simbolo di rigenerazione, fra le aspre lave che si alimenta dell’energia del mito per eccellenza del Mediterraneo: l’Etna. Il mecenate e artista Antonio Presti, ideatore di Fiumara d’Arte, il museo en plein air della Valle del Tusa, ma anche della “Casa d’Arte Stesicorea”, a Catania, e  del “Terzocchio, Meridiani di Luce”, nel quartiere di Librino, annuncia il suo prossimo e definitivo trasferimento nella città del vulcano, ai piedi della “Grande Madre”: la “Montagna”.

Al contempo, Presti annuncia di voler realizzare un nuovo progetto, una nuova fiumara d’arte sull’Etna, che inizi il suo percorso di bellezza e spiritualità con l’uovo. Se il progetto dovesse realmente veder la luce, ovviamente dopo il necessario consenso del Parco e dei suoi comuni, l’uovo, rivestito di foglie dorate, verrà posto su una sciara di lingue infiammate. La lava non sarà solo fuoco, ma oro che “colerà” dall’alto per impreziosire il vulcano.

Lo incontriamo in un giorno di questo ultimo scorcio d’estate, e nella lunga chiacchierata ci regala il privilegio di un’anticipazione, (un primo articolo è stato pubblicato da “La Sicilia” del 18 agosto, sempre a firma di Agnese Virgillito).

«Voglio vivere all’ombra dell’Etna», ci dice Presti entusiasta per il progetto che si appresta  a delinare. «Ho scelto di servire con la mia anima l’arte e la bellezza che ora voglio mettere a disposizione del vulcano e del suo popolo».

Dopo i suoi quarant’anni a Castel di Tusa, borgo in provincia di Messina che guarda il Tirreno, dove la sua indole vulcanica ha partorito Fiumara d’Arte e l’Atelier sul mare, oggi ha l’unico desiderio di vivere definitivamente a Catania, mettendo a disposizione della città e dell’Etna il suo patrimonio umano e artistico.

«Mi piacerebbe offrire ai comuni del parco dell’Etna i miei beni. Realizzare l’uovo d’oro sarà, poi, il mio riconoscimento più grande. Anche l’uomo più insensibile davanti a quest’opera monumentale potrà trovare rigenerazione nell’anima. L’uovo, nella sua forma perfetta, senza principio né fine, come una sfera è un simbolo universale di vita eterna e di risurrezione».

Dopo “Fiumara d’Arte” e l’Art Hotel “Atelier sul Mare” – albergo in cui ogni stanza è arredata da un artista di fama internazionale poiché, secondo Antonio Presti, “per apprezzare l’arte non basta guardarla, ma occorre viverci dentro” – è l’ora dell’Etna.

«Lascerò presto Castel di Tusa per dedicarmi ancora di più a Catania. Proseguirò il progetto della “Casa – d’Arte Stesicorea”; del “Terzocchio – Meridiani di Luce”, rivolto al quartiere periferico Librino; ed ancora il “Museo internazionale della fotografia” sempre a Librino (oltre trentamila immagini proiettate sulle facciate così guardandosi riconosceranno loro stessi come valore di bellezza e segno di dignità); ed infine, mi impegnerò per l’Accademia dell’Umanità, in collaborazione con atenei ed enti preposti, che sarà rivolta ai giovani affinché possano educarsi alla conservazione, alla valorizzazione e alla progettazione di opere d’arte».

Il non indifferente patrimonio artistico e culturale di Presti come regalo alle nuove generazioni, come una sorta di chiamata all’impegno etico della devozione e della bellezza. E l’erede l’ha già scelto: Catania.

«È una necessità per me, oggi più che mai. Il vero grande artista non deve mai farsi riconoscere dai propri contemporanei e deve essere sempre avanguardista. L’anima mia vuole sempre andare avanti. Le opere a Tusa saranno conservate ma adesso desidero impegnarmi per l’Etna, restituendole sacralità. Il Vulcano, in quanto patrimonio dell’umanità, che non inizia e finisce con un atto amministrativo, è una coscienza che va restituita al popolo. Voglio donare la mia collezione a qualche istituzione interessata. Si possono creare musei della contemporaneità in forma gratuita. E poi mi piacerebbe realizzare un atelier sull’Etna e lasciarlo al pubblico. Chiedo ai sindaci dell’Etna, ma anche alle associazioni ed al mondo del volontariato, un rispetto ed un valore di carezza per la natura. Sarei felice di donare un patrimonio di beni ed immobili, ma soprattutto di spiritualità ai giovani. L’uovo d’oro, poi, è un pensiero altro, alto, oltre».

La similitudine è con l’“Uovo di Colombo”, aneddoto popolare che calza con l’opera di Presti. Il navigatore genovese dovette dimostrare ad un gruppo di spagnoli che un’impresa creduta difficile con la forza d’animo può essere resa semplice. Allora l’uovo doveva stare ritto sul tavolo. Oggi la scommessa per il mecenate messinese è che l’uovo d’oro si erga sull’Etna. E chissà che Antonio Presti dica come Cristoforo Colombo: «La differenza è che, voi avreste potuto farlo, io invece l’ho fatto!».

Agnese Virgillito

(12 settembre 2014)

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