La Sicilia? Parmigiana e spazzatura

Che folla di questi tempi in Sicilia. Quante lingue terrestri diverse ho sentito nelle scorse settimane. Anche i miei aggeggi elettronici interplanetari si confondono un po’ con tutti questi suoni diversi. Ho capito che la confusione è dovuta al fatto che voi terrestri lavorate tanto e ad un certo punto dovete scappare via da casa per andare da qualche altra parte. Siccome in giro per il mondo c’è tanta gente che spara e uccide, quelli che stanno al nord hanno pensato che la vostra isola è un posto abbastanza sicuro in cui prendere il sole e mangiare bene.

Insomma certe cose le ho capite pure io che non sono di queste parti. Ad esempio ho compreso che quelli che vengono dalla Tunisia con i barconi sono persone che cercano di arrivare in Europa non perché vogliono andare in vacanza, ma perché da loro pochi vanno adesso a prendere il sole. In pratica tutto ruota intorno al sole, nel senso che i terrestri che hanno un po’ di soldi si muovono da una parte all’altra del loro pianeta per andare al mare e mettersi su una spiaggia ad abbronzarsi. Se a casa loro non c’è sole vanno nell’emisfero opposto e cercano il sole. Però se in una certa zona qualcuno, per dimostrarsi fedele di Allah, spara su quelli che non sono abbastanza fedeli, i turisti cambiano aereo e vanno su un’altra spiaggia. Ad esempio prima tanti andavano a vedere le piramidi, anche se devo dire che un amico catanese è tornato con lo stomaco distrutto dalla diarrea.

Ma erano tutti contenti lo stesso perché vedevano cose antichissime. Adesso i terrestri alle piramidi non ci vanno più. Così tutti vengono nella vostra bellissima Sicilia. L’altra volta per essere più sicuro di quello che avrei scritto nel mio diario ho anche chiesto ad un turista biondo, alto e con gli occhi azzurri che stava mangiando un arancino al bar: perché sei venuto nell’isola che i terrestri chiamano Sicilia? E lui mi ha detto due cose che gli sono piaciute e due che gli hanno fatto schifo. Provate a indovinare…Le prime due sono il mare e la parmigiana di melanzane. Quelle che non gli sono piaciute tanto? L’immondizia che cresce come fiori lungo le strade e gli automobilisti che hanno delle regole tutte particolari. Ma mentre parlava dei difetti della Sicilia anche il turista alto e biondo sembrava tutto contento. Forse perché aveva l’arancino in mano…

Giuseppe Riggio racconta l'Etna e la Sicilia da trentacinque anni. Giornalista pubblicista ha collaborato con importanti testate locali e nazionali. Autore di diversi libri dedicati alle bellezze nascoste della nostra regione ha dedicato anni di ricerche alla valorizzazione della memoria del Novecento. Per l'editore Maimone ha diretto per otto anni il trimestrale culturale Etna Territorio ed ha scritto alcune delle sue opere più recenti. Vive pensando positivo, immerso nelle contraddizioni di un'isola meravigliosa, ma – forse – incorreggibile.
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