Di notte si aggira sull’Etna – come in tutti i Paesi europei, fino alla Scandinavia – il Succiacapre (Caprimulgus europaeus, Linneo 1758), caratterizzato dal piumaggio grigio e screziato, soprattutto nelle parti inferiori, le ali maculate di beige-rosa, la coda lunga, la testa appiattita con un becco molto piccolo e, soprattutto, la grande apertura boccale contornata da micro-peli per catturare insetti, soprattutto farfalle notturne, che mostra una gola aranciata e sproporzionata per la grandezza del corpo, simile a un merlo.
Succiacapre, rivenuto ferito in un campo. Foto di Grazia Muscianisi di Pro Natura Catania e Ragusa
Il suo nome comune si deve ad un’antica credenza, secondo cui questa specie mungeva le capre, causandone malattie. Nel Catanese il Succiacapre è chiamato “cuddàru” e in Inglese è “Nightjar” = stridio notturno; in effetti di notte il Succiacapre emette a lungo uno strano e inconfondibile richiamo, simile a quello di un “motorino”, come errrr… eurrr , ma se allarmato fa un verso acuto: quick-quick-quick (*), insieme ad un forte battito d’ali.
(*) Per sentire questi versi (ed altri), visitate il sito www.canti-uccelli.it