Le Gole dell’Alcantara, dette anche Gole di Larderia, sono forre laviche nelle quali scorre il fiume Alcantara al confine fra le province di Messina e Catania, nei territori di Castiglione di Sicilia, Francavilla di Sicilia e Motta Camastra. Hanno una lunghezza di 400 metri, un’altezza di 50 e una larghezza di 2-5 metri.

Akesine per i greci, Onabala per i romani, Al Qantarah per i saraceni, l’Alcantara segna quasi per intero il confine fra le province di Catania e Messina, a nord del massiccio dell’Etna. Le sue acque incontrano i terreni dei Nebrodi, dove nasce, dei Peloritani e dell’Etna per poi sfociare nel Mar Jonio.
Uno degli aspetti naturalistici più affascinante è rappresentato dalle incisioni prodotte dal lavorìo delle acque sul basalto lavico eruttato dall’Etna in diversi punti del suo corso. Il tratto più incantevole è quello delle Gole dell’Alcantara, comprese fra le località di Larderia e Gravà, lungo 400 metri, alto cinquanta e largo mediamente cinque, con un minimo di due, ricadente fra i comuni di Castiglione di Sicilia (Catania) e Francavilla di Sicilia e Motta Camastra (Messina).

Qui le acque scorrono in un angusto canyon formando salti e mulinelli. Le Gole dell’Alcantara sono state scoperte da un cineasta americano verso la metà del ‘900 e ritratte in un suo film: da quel momento in poi sono divenute una delle attrazioni più rilevanti della Sicilia.
In questo punto l’Alcantara scorre fra i basalti di diverse eruzioni dell’Etna e non, come ipotizzato sino a poco tempo fa, dell’eccentrico Monte Moio.
L’origine delle forre rimane controversa. Scartata l’ipotesi per la quale la profonda incisione deriva dalle acque del fiume che, al massimo, avrebbero potuto levigare il basalto, sembrerebbe più accreditata la tesi che le acque abbiano eroso materiali “più teneri”, le scorie o una parete non vulcanica imprigionata fra le lave.

Per poter visitare questa meraviglia della natura vi sono due luoghi: il primo dal basso, risalendo il fiume; il secondo scrutando il canyon dall’alto.
Il primo punto d’accesso è dalla statale 185 nel tratto Giardini Naxos-Motta Camastra; qualche chilometro prima di questa località, sulla sinistra, si individua l’accesso alle gole, che si raggiungono o da un complesso ricettivo (dotato d’ascensore) o da un sentiero pubblico a gradoni.
Raggiunto il letto ci si può cimentare nella risalita del fiume fra le altissime pareti laviche. È consigliare scegliere la stagione temperata per via delle acque gelide che caratterizzano il fiume, originate dalle nevi sciolte dell’Etna. È possibile affittare gli stivaloni di gomma per proteggersi dal freddo.

Una volta dentro si rimane esterrefatti da tanta orrida bellezza: le acque scorrono nell’angusto crepaccio spumeggiando fra i giochi di luce e formando rapide e cascate.
Il sole non penetra che per qualche breve istante della giornata illuminando la voragine solo di riflesso.
Osservando le pareti non sfuggono all’attenzione i colonnari basaltici, i prismi di lava a forma quadrata, pentagonale o esagonale, distesi orizzontalmente o che s’innalzano in verticale. Si tratta di particolarissime forme di roccia nate dal repentino raffreddamento delle lave provocato dal contatto con l’acqua, larghe una decina di centimetri e lunghe fino a venti metri. A seconda della forma i colonnari vengono chiamati a “canne d’organo”, a “cataste di legna”, a “ventaglio”, ad “arpa”.

L’altro luogo dove ammirare le gole, questa volta dall’alto, insiste nel territorio di Gravà, minuscola frazione di Castiglione di Sicilia. Per raggiungerla bisogna immettersi sulla statale 185 nel tratto Motta Camastra-Castiglione. Un chilometro e mezzo dopo lo svincolo per Motta, si svolta verso Gravà; al successivo incrocio si piega a sinistra, continuando per circa 2 chilometri e mezzo sino ad un parcheggio privato, dove si lascia l’auto e da cui inizia una gradinata che consente di affacciarsi in sicurezza dalla sponda destra del fiume.
La posizione sopraelevata trasforma il senso di angustia che si prova dal basso, in sensazione di vertigine. Il fiume scorre in basso sinuoso, e fragoroso, fra le altissime pareti, scivolando sul basalto levigato dalle acque. Una luce abbagliante al termine della gola annuncia che, da lì in poi, l’Alcantara inizia la sua corsa finale verso il mare.

(Ultimo aggiornamento ottobre 2014)

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