Etnalibera consegna al Parco dell’Etna il documento sulla libera fruizione dell’area sommitale

Escursionisti in visita nell'area sommitale dell'Etna - © pietronicosia.it
Escursionisti in visita nell’area sommitale dell’Etna – © pietronicosia.it

Il Comitato che si batte per aprire al libero escursionismo la vetta del vulcano ha individuato nell’ente parco l’organismo che dovrà occuparsi di fruizione. Allegato un prospetto con la situazione aggiornata delle firme raccolte. Martedì 4 agosto audizione di Etnalibera dinanzi Commissione “Ambiente e Territorio” dell’ARS

Sono state consegnate dal Comitato Etnalibera al Parco dell’Etna, le prime mille firme (raccolte manualmente e on line) in calce al documento “Perché l’Etna non si può vietare”, con il quale il comitato chiede la modifica dell’attuale modalità di fruizione dell’area sommitale dell’Etna e degli eventi eruttivi, vietati al libero escursionismo da un regolamento della Protezione Civile Regionale. La consegna ufficiale del documento e delle firme all’ente, è avvenuto come atto consequenziale all’individuazione, da parte del Comitato, del Parco dell’Etna come soggetto di riferimento al quale riconsegnare la completa gestione della fruizione dell’area protetta, mantenendo inalterate le attuali prerogative in capo a tutti gli altri organismi coinvolti nel monitoraggio del vulcano e nel rilascio di eventuali segnalazioni di particolari pericolosità.

Il Comitato Etnalibera è stato convocato in audizione alla riunione della IV Commissione “Ambiente e Territorio” dell’ARS, prevista per martedì prossimo 4 agosto 2015, nel corso della quale verrà discussa l’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole Concetta Raia sulla fruizione dell’area sommitale dell’Etna, sito UNESCO di importanza mondiale, e che, più in generale, riguarda anche la possibilità di visite turistiche in altre aree protette regionali.
Altre interrogazioni, sullo stesso tema, sono state presentate all’ARS dall’onorevole Salvo Giuffrida e, alla Camera dei Deputati, dall’onorevole Giuseppe Berretta e, in particolare, al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Protezione Civile Claudio De Vincenti e al Ministro dell’Interno Angelino Alfano.

“Siamo particolarmente soddisfatti dell’andamento della raccolta di firme che proseguirà ancora nelle prossime settimane, sia con i banchetti che allestiremo in diversi punti sull’Etna, sia on line – dichiarano i portavoce del Comitato Etnalibera Sergio Mangiameli e Giuseppe Riggio –. In queste settimane la questione fruizione dell’area sommitale è stata al centro del dibattito, circostanza che accogliamo favorevolmente, poiché ciò significa che il nostro Comitato formato da associazioni, soggetti che operano sull’Etna e singoli cittadini, ha avuto il merito di lanciare un sasso nello stagno.
Tuttavia – aggiungono Mangiameli e Riggio – sentiamo la necessità di precisare alcuni punti. In merito all’accesso nell’area sommitale dell’Etna le ‘Procedure di allertamento rischio vulcanico e modalità di fruizione per la zona sommitale del vulcano Etna’ previste dalla Protezione Civile, dispongono il divieto di accesso non solo per ‘criticità elevata’, ma anche per ‘criticità moderata’, circostanza che ne impedisce la fruizione per lunghi periodi, come avvenuto nell’ultimo semestre.

La sicurezza assoluta in qualsiasi ambiente naturale originale è una illusione poiché in tutte le montagne del mondo il pericolo è parte integrante dell’esperienza. Nel caso dell’Etna la questione fruizione andrebbe risolta in maniera definitiva, ribadendo alcuni principi di base: la fruizione dell’Etna è, di norma libera; al Parco dell’Etna va riconfermato il compito di gestione della fruizione, alla protezione Civile e all’INGV i compiti di sorveglianza, monitoraggio e allerta per assicurare una informazione in tempo reale a cittadini e turisti, anche stranieri, ben maggiore di quella oggi divulgata. Le guide debbono poter responsabilmente scegliere quando e come operare sulla base delle informazioni disponibili e della loro esperienza come accade in tutte le montagne del mondo.
In merito alla ricorrente citazione della disgrazia del 1979, in cui perirono alcuni visitatori, riteniamo il parallelismo assurdo in quanto se si ritiene opportuno un divieto in base ai morti, occorrerebbe fare altrettanto, e a maggior ragione per numero di decessi (l’arco alpino conta più di 100 morti all’anno per valanga), per il Monte Bianco, il Monte Rosa, le Dolomiti. Con la proposta di Etnalibera, al contrario, sviluppando un sistema di informazione sull’attività vulcanica in tempo reale, i segnali di monitoraggio sconsiglierebbero le escursioni al variare dei parametri.

In merito all’attribuzione al Parco dell’Etna di competenze di Protezione Civile, qualcuno ha evidentemente frainteso il documento di Etnalibera, poiché in esso è scritto che l’Ente Parco deve occuparsi di fruizione così come già previsto da un precedente regolamento.
Riteniamo – concludono i portavoce di Etnalibera – che tutti gli aspetti connessi alla fruizione e alla sicurezza, vadano affrontati nel tavolo tecnico-politico che l’Ente Parco dell’Etna ha intenzione di convocare al più presto, come annunciato dalla Presidente, Marisa Mazzaglia, nel corso della presentazione del nostro documento, “Perché l’Etna non si può vietare”, avvenuta il 10 luglio scorso a Nicolosi.”

(30 luglio 2015)

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