“Etna Up&Down”: Salvatore Ragonese scolpisce il suo nome sul basalto

Il diciottenne della “Nunziatella” racconta a Etnalife la sua impresa: da Linguaglossa alla vetta e ritorno in poco meno di sette ore

Sei ore, 59 minuti, 22 secondi. È un tempo che passerà alla storia, proprio come l’impresa di Salvatore Ragonese, 18 anni compiuti il 23 novembre, studente dell’ultimo anno della Scuola Militare “Nunziatella” di Napoli, il quale, sabato 2 maggio, in quasi sette ore, ha coperto il percorso Linguaglossa, vetta dell’Etna (3.340 metri) e ritorno nella sua città. In pratica la lunghezza della maratona, 41 chilometri e 700 metri, con una “piccola” differenza: i 2.700 metri di dislivello.
Una giornata non ottimale, con raffiche di vento a cinquanta all’ora che hanno tentato di ostacolare il passo. Ma a Salvatore non lo ferma proprio nessuno, né il vento, né la neve soffice, con la quale ha dovuto fare i conti. E quando ormai era chiaro che l’impresa sarebbe giunta, i venti hanno alzato bandiera bianca, salutando a modo loro l’impresa con una straordinaria “Contessa”, una nube lenticolare, una di quelle che capitano una volta ogni tanto.

La partenza dai “Quattro Canti” di Linguaglossa alle 9:10. A Piano Provenzana il passaggio intorno alle 11, poi la lenta, ma inesorabile, ascesa nonostante le raffiche e i piedi che affondavano nella coltre bianca. Sulla cima del Nord-Est Salvatore è arrivato dopo 4 ore e 53 minuti. E la sua impresa diventa anche denuncia: il “runner” ha, infatti, sfidato i contestati divieti di non oltrepassare il limite dei tremila metri per i presunti “pericoli” vulcanici. Una battaglia doppia per l’atleta, che l’Etna ce l’ha nel DNA di famiglia: il nonno, omonimo, detto “il camoscio dell’Etna”, è una storica guida vulcanologica così come il papà e lo zio. E lui le prime eruzioni le ha vissute quando, in pratica, ancora gattonava, scalando l’Etna nello zaino del padre che lo portava a veder la lava da vicino. Insomma dalla vetta ha pure lanciato un messaggio condiviso da tutti gli amanti della “Muntagna”, ostaggio di una burocrazia miope.

Poi la discesa, trionfale ma vigile: Salvatore è rimasto concentrato anche nei momenti in cui era chiaro che l’impresa era ormai solo da cogliere. 6:59’22”, hanno fissato i cronometri al suo rientro. Il 2 Maggio a Linguaglosa si è scritta una nuova pagina nella storia dell’Etna, una pagina che apre un nuovo, e inedito, capitolo: la corsa contro il tempo e contro il gigante. Ma il primo a scrivere sul foglio ancora vuoto è lui, Salvatore, che, a qualche ora dal traguardo, affida a Facebook il suo commento:
Sembrava impossibile, ma nonostante il vento contrario che soffiava a oltre 50 km/h e la neve in cui si sprofondava, ce l’ho fatta. Proprio così. Oggi ho stabilito un nuovo record di ascesa e discesa sull’Etna coprendo i 42 km e 2800 m di dislivello positivo in 6:59′. Questa si che è una giornata da ricordare!
Grazie a tutti coloro che hanno preso parte a questo progetto e mi hanno sostenuto fino alla fine.”

Abbiamo chiesto a Salvatore di raccontare per noi la sua impresa. Ci ha inviato questo testo:

Devo dire che venerdì sono andato a letto tranquillo, consapevole di ciò che mi aspettava l’indomani. Sabato la giornata non è iniziata nel migliore dei modi in quanto circa un’ora prima della partenza mi chiama mio zio Biagio Ragonese informandomi che le condizioni su erano veramente proibitive. La mia risposta è stata:”Pazienza, ormai non posso più tirarmi indietro. “La partenza è avvenuta poco dopo le 9 e già alle 11 ero a Piano Provenzana. Da lì è iniziata una lunga salita su neve molle ed è arrivata anche una crisi di crampi che, con l’aumentare della quota, è subito scomparsa. Arrivo alla base del cratere di nord-est, a quota 3200 con la mascella congelata tanto da non riuscire a pronunciare una parola. Gli ultimi 100 metri sono stati veramente duri in quanto il vento mi spingeva indietro ad ogni passo,ma quando sono arrivato in cima ed ho alzato le braccia al cielo devo ammettere che qualche lacrima è venuta fuori. Da lassù, dopo solo due ore, ero di nuovo a Linguaglossa.

È stata un’esperienza indescrivibile, al di là del risultato ottenuto. Ho capito veramente cosa significa superare i propri limiti e credo che non guarderò più l’Etna con lo stesso occhio. La guarderò con la consapevolezza di aver lottato tanto per arrivare lassù e tornare giù a valle in poco meno di sette ore. Sono consapevole di ciò che ho fatto ma lo ero già mentre risalivo per i sentieri. Sembrerà strano, ma a 18 anni ho capito veramente cosa significa respirare la vita a pieni polmoni.
Come prossimo obiettivo c’è sicuramente l’esame di maturità ma anche la Supermaratona dell’Etna 0-3000 e l’Etna Ultra trail 64km. Il resto verrà da sé.

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