Il 21 giugno del 2013 è un giorno storico per l’Etna e la sua gente. Il vulcano siciliano viene, infatti, iscritto nella “World Heritage List” a Phnom Penh, capitale della Cambogia, nell’ambito della trentasettesima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco, a cui partecipano oltre 180 Paesi. L’Etna è il quarto sito naturale italiano (dopo le Dolomiti, le Isole Eolie e il Monte San Giorgio) a fregiarsi del riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità. L’iscrizione giunge per l’eccezionale valore naturalistico (geologico, biologico ed ecologico) dei luoghi e per la testimonianza straordinaria dei principali periodi dell’evoluzione della terra e di processi geologici in atto nei quali si sviluppano significative caratteristiche fisiche e geomorfiche della superficie terrestre. Gli studi scientifici compiuti su lave e ceneri e sulle strutture e conformazioni del sottosuolo dell’Etna, hanno, inoltre, contribuito al progresso della vulcanologia moderna, della geologia e delle altre Scienze della Terra. La notorietà internazionale del Monte Etna, infine, deriva da una tradizione continuativa di documentazioni storiche che da 2700 anni fa ne testimoniano l’attività.

Sintesi motivazioni iscrizione Etna nella World Heritage List

Il sito “Mount Etna” comprende 19.237 ettari del Parco dell’Etna. Con un’altezza di 3.335 m sul livello del mare, l’Etna è la montagna più elevata d’Italia al sud delle Alpi, la più alta dell’area centro-mediterranea e di qualsiasi isola mediterranea. Il sito candidato copre la zona più elevata dell’Etna che non è abitata. L’Etna è il vulcano più attivo al mondo in termini di frequenza eruttiva. È il vulcano più alto d’Europa e il più grande vulcano basaltico composito e copre un’area di 1.178 chilometri quadrati sul livello del mare, raggiungendo un’altezza di oltre 3.300 m. Il vulcano è caratterizzato da un’attività vulcanica quasi incessante nei crateri sommitali e da frequenti colate laviche da crateri e fessure laterali. Quest’attività vulcanica è documentata da almeno 2.700 anni. La documentazione scientifica relativa all’Etna risale al XVII secolo. Nel IX secolo, famosi scienziati europei, quali Charles Lyell e Sartorius von Waltershausen, hanno condotto studi sistematici e la mappa di Waltershausen, della prima metà del IX secolo, rappresenta la prima mappa geologica di un vulcano di grandi dimensioni. Da quel momento l’Etna è diventato il vulcano più studiato e monitorato al mondo.

È considerato un laboratorio naturale per vulcanologi, geofisici e altre discipline delle scienze della terra. L’Etna allo stato attuale è il risultato di una complessa storia eruttiva che può farsi risalire a oltre 500.000 anni fa. L’attività vulcanica centrale nella regione etnea ha avuto inizio oltre 100.000 anni fa. Circa 57.000 anni fa un’intensa attività vulcanica ha dato origine al vulcano Ellittico alto oltre 3.600 metri, mentre circa 15.000 anni fa l’attività principalmente effusiva ha formato il più recente Mongibello, le cui 357 colate coprono l’88% dell’intera superficie dell’Etna. La più grande eruzione esplosiva del Mongibello si è verificata nel 122 a.C., causando enormi danni alla città di Catania, città costiera che ha subito anche un’eruzione laterale a bassa quota nel 1669. La più recente mappa geologica dell’Etna indica 122 colate laviche nel periodo storico che va dal 122 a.C. ad oggi. Attualmente l’Etna conta quattro crateri sommitali e una dozzina di coni di cenere vulcanica. Tuttavia la caratteristica morfologica predominante dell’Etna è la Valle del Bove, una grande depressione sul versante orientale del vulcano creata da un fianco collassato migliaia di anni fa e che adesso rappresenta una finestra sulla storia del vulcano”.

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