Etna e Agata simboli di una intera provincia

Sant'Agata
L’uscita del fercolo di Sant’Agata dalla Cattedrale di Catania, salutato dai fuochi d’artificio – © pietronicosia.it

Nel vivo a Catania i festeggiamenti patronali. Al “Sacro velo” della martire il potere di fermare le lave

Catania, la città del vulcano, riabbraccia la sua patrona. Hanno avuto inizio nel capoluogo i festeggiamenti patronali in onore di Sant’Agata, martire cristiana di nobili natali, vissuta nel terzo secolo. Il programma prevede due giorni di processioni: giorno 4, al termine della Messa dell’Aurora, ha inizio il cosiddetto giro esterno, quella parte della città che un tempo era la periferia (la marina sino alla stazione, viale della Libertà, piazza Jolanda, via Umberto, piazza Carlo Alberto, piazza Stesicoro e Salita dei Cappuccini, via Plebiscito, Fortino e rientro all’alba); giorno 5, giro interno per il salotto della città (uscita pomeridiana dalla cattedrale, via Etnea, via Caronda, piazza Borgo, nuovamente via Etnea, via di San Giuliano,via Crociferi, via Garibaldi e rientro nel corso della mattina del 6). Una festa che segna l’appartenenza alla città e che accomuna laici e fedeli con i suoi riti, i suoi odori, i suoi dolci, il folklore che si mescola alla fede, la devozione profonda e sentita.

Sant’Agata è legata, oltre che a Catania, anche all’Etna. Quando la martire venne condotta al supplizio dei carboni ardenti indossava un velo rosso che non bruciò al fuoco, tutt’oggi custodito come Sacra reliquia in uno scrigno d’argento. Nel 252 d.C., un anno esatto dopo la morte, Catania venne minacciata da un’eruzione dell’Etna. Il Sacro Velo venne condotto in processione sino al fronte lavico che, secondo la tradizione, si arrestò dinanzi alla reliquia proprio il 5 febbraio, giorno della morte di Agata, divenuta da allora patrona della città.

Il prezioso drappo, nel corso dei secoli, venne condotto diverse volte in processione nell’estremo tentativo di opporre la fede alle forze della natura e arrestare le lave che minacciavano terreni coltivati e cittadine. Un potere taumaturgico su cui la fede popolare non ha alcun dubbio. Il prodigio, come annota la tradizione, si ripeté anche nel 1886 quando una colata minacciava da vicino Nicolosi: il beato Cardinale Dusmet, il 24 maggio, condusse il Velo di Sant’Agata sino al fronte lavico che, anche in quell’occasione, preservò l’abitato. A ricordo del prodigio, sul punto in cui il fronte cessò il suo incedere, è stato eretto un altarino.

blog_nicosia_04_02_2015Per scoprirne le atmosfere della festa di Sant’Agata a Catania, rimandiamo all’articolo pubblicato da Pietro Nicosia, sul suo Blog.

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(4 febbraio 2015)

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