Eruzione conclusa: lava ferma a 1.950 metri

Il fronte lavico fotografato da © Sergio Mangiameli
Il fronte lavico fotografato da Sergio Mangiameli ©

Colata lavica e fontane dal Sud-Est fra le ultime ore di gennaio e i primi due giorni di febbraio. Lava a seicento metri dall’Altomontana

Quarantotto ore di fontane e colate laviche, quelle vissute al passaggio di consegne fra gennaio e febbraio. Una eruzione lampo accompagnata da fontane di lava emesse dal Cratere di Sud-Est, con due bracci di magma avanzati nel versante occidentale del vulcano, a monte di Ragalna, Santa Maria di Licodia, Biancavilla, Adrano. Solo apprensione, alimentata dai social, ma nulla di più, per la Pista Altomontana, rimasta distante circa seicento metri dalla punta più avanzata della colata. Ancor più distanti i primi boschi e i Rifugi di Monte Denza San Giovanni Gualberto, e Galvarina.

Diversi i sopralluoghi di ieri al fronte lavico, fra cui quello del giornalista Sergio Mangiameli (che ha realizzato la foto in apertura) accompagnato dalle guide alpine vulcanologiche dell’Etna, Nino Longo e Salvo Longo, ma anche quello del personale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania con l’ausilio di personale e mezzi del Corpo Forestale.

L’INGV ha emesso il seguente comunicato al termine del sopralluogo:
“Nonostante la presenza di copertura nuvolosa limitasse la visibilità, sono stati osservati due bracci lavici principali nella zona compresa tra Monte Denza e Monte Scavo. Uno dei due appariva ormai fermo. L’altro, che aveva uno spessore di circa 4 metri ed era largo diversi metri, avanzava lentamente e, alle ore 12 locali, aveva raggiunto la quota di 1950 m. L’ampiezza del tremore vulcanico è diminuita a partire dalle ore 7 di stamani (2 febbraio). Dalle 13 circa i valori sono tornati su un livello sostanzialmente confrontabile con quello osservato antecedentemente l’incremento di giorno 31 gennaio scorso”.

E stamattina, 3 febbraio,, l’INGV ha emesso un nuovo comunicato con cui informa che la colata non è più alimentata:

“L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo, comunica che “i dati strumentali e le osservazioni effettuate indicano che la colata lavica alimentata dal cratere di Sud Est e diretta a sud ovest non è più alimentata. Il lento avanzamento dei fronti è dovuto allo svuotamento a monte dei canali lavici. Durante la notte si sono osservate rare esplosioni, presumibilmente al Nuovo Cratere di Sud Est”.

Alle 14:53, “L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo, comunica che le reti di monitoraggio hanno registrato alle 14,53 la fine dell’attività vulcanica”.

(3 febbraio 2015)

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