Diego Mileto, un sommozzatore catanese nell’equipe di recupero del relitto romano di Marausa

Team Dragonera, da sx Diego Mileto, Maria Vittoria Agosto, Giovan Battista Mannone e Leonardo Abelli

E’ catanese uno dei protagonisti della straordinaria impresa di archeologia subacquea attraverso cui, per la prima volta al mondo, è stato recuperato intero un relitto di quasi 2000 anni.

Nel mese di giugno sono iniziate le delicate operazioni di scavo e recupero del relitto Marausa II, una nave romana di fine II secolo d. C., che era stata individuata alcuni anni fa da un pescatore in soli due metri d’acqua e a circa 100 metri dalla costa. Le attività sono state eseguite dal Team Dragonera (Leonardo Abelli, Maria Vittoria Agosto, Diego Mileto e Giovan Battista Mannone) per la ditta Vullo Antonio srl, sotto la direzione del dott. Roberto La Rocca della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. 

Diego Mileto, nativo di Catania, è stato uno dei membri del team che ha gestito e realizzato un’impresa fino ad ora considerata impossibile: quella di recuperare intero un relitto di quasi 2000 anni. La straordinarietà dell’impresa è data non solo dall’aver riportato in galleggiamento l’antica imbarcazione, della lunghezza di quasi 11 metri e larga 4, ma dalla circostanza che la stessa è stata trainata, in sospensione, per circa 16 miglia in mare aperto, – da Marausa a Marsala -, dove, presso il museo Lilibeo, (che già ospita la nave punica e il relitto Marausa I) è stato allestito il laboratorio di restauro.

“Diego è stato un membro fondamentale nel Team Dragonera. Avevamo già avuto diverse occasioni di collaborazione in passato, per questo è stato “convocato” nel team! E’ un ottimo sommozzatore e poi, a differenza nostra, è anche un artista… è bravissimo a fare fotografie e in archeologia questo è importantissimo!”, riferiscono in coro i colleghi.

“Quando abbiamo messo in galleggiamento la nave e abbiamo iniziato a trainarla, a bordo del relitto c’eravamo io e lui… Lentamente abbiamo iniziato a navigare a circa 1,5 nodi di velocità e abbiamo appurato che tutto funzionasse nel migliore dei modi. Ci siamo guardati negli occhi… e ci siamo resi conto di aver fatto qualcosa di straordinario!”, dice l’archeologo del team.

Il lavoro di Diego non si è concluso però perché parteciperà alle delicatissime fasi di pulizia e restauro del relitto che si svolgeranno presso il laboratorio aperto situato nel museo Lilibeo di Marsala diretto dalla dott.ssa Anna Occhipinti.

Le attività di desalinizzazione, consolidamento e restauro dureranno per tutto l’anno prossimo, in vista di una musealizzazione adeguata in una sede che, purtroppo, è ancora da definire anche se il museo di Marsala, che già ospita i resti di altre due navi e offre spazi ed assistenza alle operazioni di restauro, sembra presentarsi come la sede ideale.

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