Dalle cosche donazioni per gli ospedali

Stamattina mi ero messo a pensare su chi potesse aiutare la Sicilia per sistemare gli ospedali e comprare i macchinari necessari a salvare vite umane. Perché al nord hanno Berlusconi che ha donato 10 milioni di euro e poi la Fiat, Esselunga, Armani che fa alta moda, quelli che voi chiamata gli “influencer” e così via.

Da noi, nella bella isola che ha accolto anche me caduto dallo spazio, chi può dimostrarsi generoso con i siciliani che rischiano l’aggressione del virus reale?

Di certo non gli albergatori che sono tutti chiusi, né i gestori dei lidi che non sanno neanche se potranno aprire. Le raffinerie sono ormai di proprietà russa ed i produttori di arance, soffrono esattamente come prima.

E allora chi? Ma certo! Che sciocco non averci pensato prima. Vista l’eccezionalità del momento è giusto che le cosche si dimostrino questa volta generose. Sono la più grande industria del mezzogiorno, incassano il pizzo e vendono droga, quando possono  speculano pure sul pesce spada e sui funerali. E’ il momento che restituiscano qualcosa ai siciliani in questa fase eccezionale.

Ad esempio quel signore della provincia di Trapani che è latitante da sempre potrebbe mandare un pizzino ai giudici e dirgli: “Guardate, visto che tanto prima o poi sequestrate tutti i beni dei miei prestanome sappiate che anche quel tal supermercato è mio, andate là prendete tutta la merce che c’è e regalatela ai poveri gestori di B&B che quest’anno non vedranno un solo ospite”.

Oppure i signori padrini potrebbero riunirsi magari via skype (che di questi tempi non conviene fare summit) e decidere di fare un regalo agli ospedali siciliani. Siccome ho le orecchie a punta, ma ormai ho capito come vanno le cose da voi, questi regali dovrebbero essere fatti in contanti e ovviamente in forma anonima. Basterebbe una letterina lasciata casualmente davanti alla Questura con su scritto: recatevi davanti all’ospedale Garibaldi, c’è una bella sorpresa per voi. E quando i poliziotti arriveranno a sirene spiegate insieme agli artificieri nella grande piazza con i ficus, troveranno un furgone bianco di quelli con cui normalmente “gli amici” fanno traffico di veleni. Gli artificieri lo apriranno e troveranno dentro un montagna di soldi, tutte banconote da 50 e da 100, ma anche alcune sgualcite da 5 e da 10 euro, molte sporche, qualcuna chiazzata di sangue. Devono essere almeno 10 milioni di euro come quelli di Berlusconi. Ci vorrà una intera squadra di bancari con la mascherina per metterli in ordine. Ed in fondo al cassone del furgone bianco ci metterei anche un grande cartello: “Alla salute dei siciliani!”

Giuseppe Riggio racconta l'Etna e la Sicilia da trentacinque anni. Giornalista pubblicista ha collaborato con importanti testate locali e nazionali. Autore di diversi libri dedicati alle bellezze nascoste della nostra regione ha dedicato anni di ricerche alla valorizzazione della memoria del Novecento. Per l'editore Maimone ha diretto per otto anni il trimestrale culturale Etna Territorio ed ha scritto alcune delle sue opere più recenti. Vive pensando positivo, immerso nelle contraddizioni di un'isola meravigliosa, ma – forse – incorreggibile.
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