Catania-Etna, Rosario e Vincenzo vincono la sfida impossibile

In vista dell’Etna Endurance Unesco 2015, i due atleti superano una grande sfida: dal Porto a Torre del Filosofo in 12 ore mediante mtb e piedi. Un arancino la ricompensa

Rosario Catania c’è. Ma anche Vincenzo Ferro. Manca più di un mese all’Etna Endurance Unesco 2015 (20-21 giugno), prima edizione, la sfide delle sfide che – con cinque discipline sportive non-stop intende celebrare i siti Patrimonio dell’Umanità e le riserve del catanese – e i pretendenti iniziano a mostrarsi.
Non c’era alcun dubbio che uno di questi fosse Rosario Catania, il trekker etneo detentore di un “Guinness World Record”; l’altro è Vincenzo Ferro, dell’Asd Etna Trail. I due, insieme, hanno coperto ieri una tappa da brividi: Porto di Catania Torre del Filosofo (quasi) e ritorno, in parte in bici, in parte con i propri piedi.

Oltre 87 chilometri complessivi, da due metri sul livello del mare a 2.700 metri, per 1.900 metri di dislivello positivo coperti in mountain bike (36 chilometri), 800m di dislivello in trekking (d+) e running (d-)  su una distanza di sette chilometri.
La partenza è avvenuta dal Porto di Catania (m. 2 s.l.m.), la massima quota raggiunta i 2.700 metri a poca distanza da Torre del Filosofo (non si è potuto andare oltre per il provvedimento prefettizio sull’eruzione in corso).
L’inizio alle 7 in bici. A Nicolosi l’arrivo alle 9,06; poi l’ascesa per il Sapienza avversata dal vento, forte e contrario, coronata alle 13,34. Panino,  barretta energetica, biscotti, acqua e si sale in trekking; dopo un’ora e venti Rosario e Vincenzo raggiungono la Montagnola. Alle 16,24 la conquista dell’Etna, almeno della quota consentita di 2.700 metri s.l.m., fra le raffiche di vento. Solo il tempo di rifiatare e correndo si ritorna al Rifugio Sapienza. Poi nuovamente le bici e il traguardo del Porto di Catania alle sette e mezza dopo circa 12 ore. Grande soddisfazione per entrambi e solo una distrazione: un arancino al Rifugio Sapienza. Scusate se è poco.

“Ancora adesso tremiamo! – dichiara Vincenzo Ferro a Etnalife– per quello che siamo riusciti a fare, reputiamo niente di straordinario, ma immensamente appagante. La nostra avventura è iniziata con il sorgere del sole e si è conclusa con il tramonto … in mezzo, dodici ore vissute intensamente, con grandissimo entusiasmo, adrenalina alle stelle e tanta forza e stima in noi stessi; frutto di tanta tenacia, esperienze maturate da ognuno di noi in modalità diverse ma condivise e di un’attenta e scrupolosa programmazione e pianificazione che va oltre la preparazione fisica e atletica, la consapevolezza della forza  interiore; e comprende anche una serie di aspetti, a contorno, che vanno dall’abbigliamento, alla logistica, all’alimentazione. Abbiamo gettato i presupposti per nuovi progetti e ci sentiamo pronti alla prossima sfida con noi stessi.”

Rosario Catania, già proiettato all’appuntamento del 20 e 21 giugno dice a Etnalife: “Oggi ho toccato con mano nel test combinato mtb-trek-run la grande difficoltà che mi aspetta nell’Endurance di fine giugno. Con la consapevolezza di potercela fare cresce anche la paura del grande sforzo. Ma so che con i sacrifici di un allenamento specialistico come quello odierno e il supporto di tanti amici affronterò l’Etna Endurance Unesco con grande determinazione.

A conclusione della sfida, Vincenzo Ferro ha scritto per Etnalife la sua gara

Dal mare al cielo e ritorno in 12 ore. Non volevamo stabilire un record né avere la presunzione di elevarci ad eroi ma esclusivamente la volontà di mettere alla prova noi stessi, e abbiamo vinto! Dodici ore fantastiche, più di una gara endurance, al di sopra di una cento chilometri … C’è stata l’opportunità di parlare, di confrontarsi  e gettare le basi per nuovi progetti e nuove esperienze da condividere.

Partiti dal mare, abbiamo attraversato una città che ancora stentava a svegliarsi. Poi abbiamo iniziato a prendere quota con le nostre bici insieme al sole e raggiunto i paesi dolcemente adagiati che pian piano iniziavano a vivere e “lei” era lì davanti a noi ad aspettarci. Né la luce abbagliante, né il caldo torrido, né il vento sferzante di una confusa giornata estiva, hanno messo in dubbio la nostra ferrea determinazione; continuavamo a salire sempre di più fino alla fine della strada asfaltata e dopo in trekking fino a quota 2.700 metri. Grazie ad una preparazione metodica siamo riusciti  e sostenere questa sfida mentale. Ottima gestione delle forze fisiche, versatilità nell’adattamento e perfetta gestione alimentare pre e durante, sono stati i punti di forza che hanno permesso di passare da oltre 6 ore in sella in mtb al trekking in salita e running per quasi 4 ore, senza segni di sofferenza muscolare o affaticamento.

(16 maggio 2015)

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