Dal caporalato all’autonomia, l’inclusione passa dall’economia locale. Gli ortaggi raccolti dai migranti prossimamente sulle tavole di 5mila soci del CRAL ST Etna Valley dipendenti della ST Microelettronics di Catania
CATANIA – Legalità, inclusione e lavoro per un futuro certo. Bisogni di base per chi migra, quasi mai scontati. In un campo etneo a coltivarli c’è la nuova cooperativa sociale Afrisicilia impegnata da pochi mesi nella produzione e nella commercializzazione di ortaggi a chilometro zero. I migranti che l’hanno costituita stanno compiendo i loro primi passi costruendo sinergie sul territorio, partendo dalle realtà a loro più vicine. Prossimamente il raccolto di Alioune, Benson, Diao, Fakeba, Mamadou e Seku sarà proposto ai 5mila dipendenti iscritti al Circolo Ricreativo Aziendale dei Lavoratori, grazie a un accordo tra Afrisicilia e il CRAL ST Etna Valley della ST Microelectronics di Catania.
«Cerchiamo sempre di organizzare attività sostenibili e soprattutto locali – spiega Davide Gangi, presidente del CRAL ST Etna Valley – Afrisicilia ha la sua sede di fronte alla ST Microelectronics, quando ci hanno proposto di supportare il loro percorso di contrasto al lavoro nero e di riscatto dallo sfruttamento, siamo stati molto felici di compiere una scelta responsabile. Abbiamo stipulato una convenzione, con l’obiettivo di sostenere le loro attività promuovendo tra i lavoratori iscritti al CRAL l’acquisto degli ortaggi raccolti ogni giorno a pochi passi dallo stabilimento».
Gli ortaggi stagionali saranno venduti a un prezzo equo, potranno essere ordinati e poi consegnati ogni giorno a chilometro zero, nella sede in cui i migranti vivono in cohousing, in Via Pantano d’Arci, nei campi messi a disposizione dall’Istituto Fermi Eredia di Catania.
«Questo primo accordo che abbiamo stipulato con il CRAL apre nuove importanti prospettive: faremo del nostro meglio per proseguire questo percorso di autonomia e di legalità qui in Sicilia – afferma Diao Diallo, presidente della cooperativa Afrisicilia – quando proponiamo i nostri ortaggi proviamo a diventare parte integrante della comunità e dell’economia locale. Siamo riusciti a coinvolgere i lavoratori iscritti al CRAL, sono tanti e lavorano qui vicino a noi, potranno venire e scegliere il raccolto del giorno. Stiamo già cogliendo per loro lattuga romana, sedano, cipolle, fave, cavolo cappuccio, finocchi e bietola rosa».
Afrisicilia nasce da un percorso formativo coordinato dal Centro per l’Istruzione degli Adulti CPIA Catania 2 in partenariato con l’Istituto Fermi Eredia, il Consiglio Italiano per i Rifugiati e il Centro Orizzonte Lavoro. Tutti i migranti coinvolti sono in possesso del permesso di soggiorno e purtroppo sono state vittime di caporalato, per superare la loro condizione fragile sono stati supportati nella creazione della startup. Hanno fatto propri i diritti del lavoro che fino a poco tempo fa gli erano stati negati: hanno acquisito le tecniche agrarie e le normative del settore ortofrutticolo; hanno superato tutti gli adempimenti burocratici per poter vendere gli ortaggi; finalmente lavorano legalmente e stanno avviando la gestione del budget per generare valore in mezzo ettaro di orto, prima d’ora incolto,sito tra il litorale della Plaia e la zona industriale di Catania. La loro farm è in via di sviluppo, prossimamente saranno recuperate anche delle serre che al momento versano in stato di abbandono. Saranno seminate nuove coltivazioni autoctone e anche quelle tipiche del Paese d’origine, come l’okra gradita e attesa dai loro connazionali.