Acitrezza-Etna, la sfida vinta dal paralimpico Andrea Devicenzi

L’atleta cremonese porta a termine la sua impresa: dal mare alla Torre del Filosofo in bici e in trekking. Partenza e arrivo salutati da un bagno nelle acque del mito di Ulisse e Polifemo

Missione impossibile? Quando di mezzo c’è Andrea Devicenzi nulla è impossibile. L’atleta paralimpico, amputato di una gamba a 17 anni dopo un incidente, che dal 2007 ha iniziato a praticare ciclismo a livello agonistico, sabato scorso 19 settembre ha portato a termine la sua sfida sull’Etna: partendo dal mare di Acitrezza, ha raggiunto quota tremila in bici e in trekking. Una sfida davvero al limite del possibile che l’argento agli ultimi Europei di Paratriathlon è riuscito a vincere con la caparbietà che lo contraddistingue da sempre.

Iniziamo dalla partenza, avvenuta puntualmente dal mare del mito di Ulisse e Polifemo: alle 8 in punto Andrea Devicenzi ha iniziato la sua scalata insieme ad Andrea Giannì della Modica Triathlon Bike, seguito da un altro ciclista, da un’auto e dal fotografo e operatore video Matteo Sandi (autore di alcune delle foto della galleria). La carovana ha risalito i tornanti della provinciale 92 sino al Rifugio Sapienza dove è arrivata alle 16. Sullo sterrato secco della pista fuoristrada, Andrea non è riuscito a pedalare con costanza sull’unico pedale a causa della pendenza e del suolo lavico: inevitabile che la ruota slittasse. E così per raggiungere il traguardo della Torre del Filosofo, posto a tremila metri, ha dovuto alternare bici e cammino, facendo leva sulla fida stampella che l’accompagna da quando ha deciso di rinunciare alla protesi.
All’arrivo i meritati festeggiamenti, un giro attorno ai Crateri Barbagallo e giù nuovamente ad Acitrezza per il bagno conclusivo, e ristoratore, in mare dove l’impresa aveva avuto inizio di buon mattino.

“Uno degli scopi era partire dall’acqua – dice l’atleta cremonese a Etnalife – e infatti la mattina ho fatto il bagno emergendo dal mare per poi tornare nuovamente la sera nell’acqua. Da alcuni anni – prosegue – ho imparato a darmi le pacca sulla spalla quando penso di meritarmela. Per quel che ho fatto sabato, beh… me la sono proprio data, non tanto per aver scalato un vulcano di tremila metri, ma per essere riuscito, un’altra volta, a costruire una squadra che mi ha consentito di raggiungere l’obiettivo che, mentre scorreva l’asfalto e poi la pietra lavica sotto le nostre ruote e i nostri piedi, è diventato nostro. Come per gli altri obiettivi, la squadra attorno a me si è rivelata fondamentale”.
Grazie al lavoro di Matteo Sandi, l’impresa di Andrea Devicenzi diventerà un video e un libro che documenteranno la sfida dal mare ai tremila metri. Per la presentazione, il protagonista ha in mente, manco a dirlo, la Sicilia.

(21 settembre 2015)

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