Armati della stessa penna, uno disegna, l’altro scrive. E’ caccia aperta in montagna, nel bosco, sulle creste. Miriamo alla pace, e facciamo fuoco per colpire noi stessi. E godercela anche per poco, ‘sta pace
Non mi piacciono le giornate dedicate – la giornata della montagna è come la giornata della donna: e gli altri trecentosessantaquattro giorni che rimangono? Vi dedicate ad altro, dimenticando l’attenzione di un solo giorno?
Tuttavia, voglio cogliere la buona volontà. E per questa ragione, vi ringrazio.
Beh, per tutti quei clic che mi fate, e che postate, mandate, pubblicate, insomma. Ed è un fiorire di mi-piace, cuoricini, bacetti, e via dicendo che, seppur non nel mio stile, apprezzo, ripeto, per la vostra buona volontà nel voler suscitare emozioni. La meraviglia che porta alla conoscenza e dunque all’amore ritrovato e alla protezione, che un pelo prima passa dal senso di appartenenza. “La mia montagna”, “La mia Etna” è un titolo facile da trovare per un sentimento comune, che mi-piace. Ecco, ho cliccato io stavolta sui vostri pensieri!
Mi-piace quando venite a trovarmi e a ritrovarvi, ché siamo fatti della stessa sostanza, montagna e uomini: quella d’inizio, del tutto uno. Dell’unità, appunto, quando eravamo, io e voi, lo stesso punto più piccolo di un atomo e di massa infinita. Mi piace che la chiamate pace.
Mi piace che quando siete qui, in silenzio dopo una camminata, e ammirate forme e colori, quando ascoltate il vento, riuscite innegabilmente ad ascoltare voi stessi. E a trovare sempre l’esatta risposta, senza trucco né vergogna.
Perché da quassù potete anche fare la mossa impossibile altrove: guardare tutto dall’alto. E dare la giusta proporzione, anche a voi stessi e al vostro operato, piccolo forse, ma mai inutile, come è niente in natura.
Guardate quassù, dall’alto, questa cosa della pandemia. Venite anche in compagnia, sedetevi su questa cresta o sotto un faggio, mettetevi comodi in maniera naturale e capite che la distanza è quella giusta, che vi viene istintiva. Capite che qui, questa cosa non c’è, e nulla è cambiato. Voltatevi e guardate che questa cosa è la scia malata del troppo in troppo poco spazio per troppo tempo. E che la soluzione è proprio quella che state sperimentando qui, adesso. Esattamente.