Sugghiata #32: Quaranta ladroni in giallo

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Il Ponente le spazzava dall’altra parte, verso il mare. E io, a fine giornata, mi rintano proprio dove sprofonda il sole. Sono stati due passeri a beccarmi le scaglie e a farmi muovere verso il piazzale più alto in quota, per farmele ascoltare, dove una ciurma di chistiani aveva posteggiato le proprie scatole e contato una cinquantina di passi, prima di sedersi daccapo su un centinaio di sedie rivolte verso quaranta corni per quaranta musicisti, provenienti da tutta Italia e dal mondo (cinesi, indiani). Le note adesso mi passavano davanti agli occhi e le mie scaglie vibravano.

I quaranta ladroni di emozioni indossavano tutti una polo gialla – proprio il colore dell’emozione -, non si stavano esibendo per denaro, ma solo perché il sogno di uno di loro si stava realizzando: il primo festival internazionale cornistico dell’Etna. La più piccola musicante, Margherita, solo dieci anni, il più anziano la mia età. Nessun vecchio. Nessun Dorma, la Cavalleria Rusticana, danze bavaresi di Wagner, polke, ma solo davanti al passaggio lacerante di C’era una volta il west, le note inventate da Ennio Morricone mi hanno ferito l’anima, per quella vecchia storia che il vero artista sa far muovere le corde dei nostri dolori. E ho pianto di nascosto tra i chistiani, come i chistiani. Ho ridato l’acqua al mondo quando pensavo di non averne più, secco e ritornato rettile per dispetto. E l’ho fatto proprio in mezzo a voi, bastardi chistiani della mia anima, che sapete rendere uniche le vostre vite, come i vostri attimi, solo se lo volete.

Ho capito una cosa, io che credevo di aver già tutto dentro. Ho capito che il pianto è vita, è la resa dell’acqua alla terra, che il primo respiro mi ha dato. Si deve dare, per vivere. Come la musica che prima era ferma nelle cose e nell’aria, e che solo la passione corale di questi quaranta ladroni ha saputo trasformare il sogno in realtà. Così il giallo puntato per quaranta volte ha sospeso la promessa di pioggia, che ha transitato in silenzio verso il mare senza bagnare nessuno spartito. Così il cupo pomeriggio di montagna, con le giacche di lana, è diventato un indimenticabile, splendido scenario dove la musica e la natura hanno dato il meglio di sé. Unire i chistiani e farli sentire uomini. Veramente.


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