Sugghiata #34: La seconda cellula

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Questa non è una semplice sugghiata, signori miei. Perché quando degli uomini alzano in gruppo le mani a una donna, finiscono di essere chistiani e si trasformano in protozoi – fatto salvo che già un chistiano non dovrebbe mai picchiare una donna, o una persona più debole.

È successo alla fiera del bestiame di un paese quaggiù, verso dove finisce il giorno. Bifolchi hanno aggredito due donne e un carabiniere. Perché? Perché le prime cercavano di far valere i diritti degli animali, serrati nelle gabbie, e il secondo, il diritto delle donne di far valere la legge.

Lasciamo stare il sindaco e i vigili, chiamati e mai venuti, lasciamo stare che gli espositori – i bifolchi, cioè – non avevano alcuna autorizzazione. E lasciamo stare pure che lì, sulle botte che hanno spaccato la testa al maresciallo e rotto una costola a una delle due donne, proprio lì in piazza, le persone presenti non hanno mosso una cellula. Mutando anch’essi, immediatamente come i bifolchi, in protozoi.

Prima di darvi la mia ricetta sul trattamento dei protozoi bipedi e sul loro reinserimento nella vostra società che, malgrado tutto, amate tanto, vi prendo paro paro da Wikipedia cosa è un protozoo, e poi mi direte se ho avuto torto:
“Sono provvisti di tutti gli organuli cellulari e di organi fotosensibili. Si muovono tramite flagelli. I protozoi colonizzano i terreni umidi, oppure vivono all’interno di altri organismi. Attecchiscono e si diffondono rapidamente ovunque, specialmente su materiali in decomposizione, sono sovente parassiti infettivi di altri organismi vegetali e animali, conducono spesso vita in simbiosi. Per quanto siano sovente dotati di movimenti autonomi, i loro spostamenti avvengono sostanzialmente per diffusione. Presentano vita gregaria, o coloniale”.

Io credo anche che un carburatore, loro, i protozoi ce l’abbiano. Per regolarglielo, questa è la mia ricetta originale.
Prendete un protozoo con tutte le accortezze di legge: storditelo con del penthotal, poi col camice di amianto e i guanti chiodati lo caricate su un mezzo e lo trasferite all’inizio dell’Altomontana. Aspettate che si svegli e poi lo aiutate a muoversi lungo la pista, correndo. La visione di ambienti naturali intatti gli farà senz’altro sviluppare una seconda cellula, quasi come fosse una seconda opportunità.

Il carburatore in quota, con poco ossigeno, sarà un piccolo problema che richiederà un po’ di pazienza e di collaborazione. Legato a una fune, vedrete che il protozoo collaborerà senza farsi male, semplicemente correndo per una trentina di chilometri (33 per l’esattezza) tra i millesei e i duemila metri di altitudine.

Chiaramente vi fermerete, ma solo quando voi sul fuoristrada sarete stanchi, oppure quando – ipotizzo dopo pochissimi chilometri – potrebbe dirvi “che non alzerà più le mani nemmeno al cane”. Ma siccome i protozoi tendono alla bugia – questo Wikipedia non lo dice, lo dico io –, vi consiglio di continuare e finire il meraviglioso giro dell’Etna.
Tanto, di corsa quassù non è mai morto nessuno. E vedrete che la montagna, come sempre, non vi deluderà. Statemi bene e comportatevi meglio. Tutti.


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