Qui la natura è abbastanza protetta

L’altro giorno ho notato un grande cartello un po’ sbiadito. In lingua terrestre c’è scritto: “Qui la natura è protetta”. Ho osservato con attenzione ed ho notato che proprio accanto al segnale c’erano diversi cumuli di cose che gli abitanti della grande isola non usano più. Ho pensato di conseguenza che la “natura” da proteggere debbano essere tutti i mobili vecchi ed i gabinetti in disuso che sono stati depositati intorno al cartello. Mi sono convinto insomma che quelli che a me marziano potrebbero sembrare rifiuti, sono in realtà testimonianze delle passate civiltà umane considerate meritevoli di una speciale tutela e persino di un cartello indicatore.
Mentre mi interrogavo sulla singolarità di questa capacità degli umani di riportare in natura l’immondizia e trasformarla in reperto storico, sono venuto a sapere che da poco sono stati nominati dei nuovi amministratori per la grande area protetta dove ci sono così tanti cartelli. Non ho resistito alla tentazione e mi sono quindi recato nella bella sede dove si stavano incontrando per la prima riunione. Devo ammettere che non è stato facile farmi ricevere, perché all’ingresso mi hanno scambiato per un immigrato terrestre.

Ma l’equivoco è stato subito chiarito perché ho ricordato loro che quelli che arrivano dal mare non sono verdi, ma solitamente di un altro colore e così le guardie all’entrata del palazzo alla fine mi hanno dato il lasciapassare. È stato emozionante trovarmi in un vero edificio antico costruito dai terrestri molti secoli fa. Dopo avere superato la commozione per l’esperienza che stavo vivendo, mi sono fatto spiegare tutto.
Così sono venuto a conoscenza del fatto che i cartelli non sono stati impiantati per evidenziare ai turisti che i vecchi mobili sono un bene da proteggere, bensì per ricordare che la natura (intesa come alberi e fiori) è una cosa bella che noi marziani infatti non abbiamo più.
Allora mi sono chiesto: “Ma perché gli amministratori appena arrivati non fanno sistemare tutto e fanno punire quelli che combinano questo schifo?”

I nuovi amministratori mi hanno dato prontamente una eccellente risposta. Mi hanno raccontato che quei cartelli scoloriti sono stati messi molti anni fa e che la Regione (che su tutto vigila) non ha mai dato i soldi per ripulire quello che chiamano Parco, ma eventualmente i soldi (quando li ha)  li consegna a qualche altro ente dandogli l’incarico di andare a pulire il Parco. Insomma un’altra faccenda davvero complicata. Perché mentre l’altro ente (quello che ha ricevuto i soldi) si decide a fare qualcosa, tutti quelli che passano vedono quei cartelli e quei rifiuti e se la prendono con gli amministratori del Parco e gliene dicono di tutti i colori. Dopo che mi hanno spiegato queste cose e quando ho saputo che i nuovi responsabili di quella che chiamano area protetta sono pure sindaci di vari Comuni (insomma dei comandanti con tante responsabilità) li ho abbracciati ad uno ad uno e gli ho augurato buona fortuna.


ET di Giuseppe Riggio – Leggi altri articoli

Giuseppe Riggio racconta l'Etna e la Sicilia da trentacinque anni. Giornalista pubblicista ha collaborato con importanti testate locali e nazionali. Autore di diversi libri dedicati alle bellezze nascoste della nostra regione ha dedicato anni di ricerche alla valorizzazione della memoria del Novecento. Per l'editore Maimone ha diretto per otto anni il trimestrale culturale Etna Territorio ed ha scritto alcune delle sue opere più recenti. Vive pensando positivo, immerso nelle contraddizioni di un'isola meravigliosa, ma – forse – incorreggibile.
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