La risposta giusta

Vi dico subito che questa è una storia diversa dalle altre. Molto. Differisce di un quanto fisico, come fosse un elettrone che gira su un’orbita invisibile dal livello quotidiano in cui siamo abituati a vivere la realtà. Esiste, ma non possiamo afferrarlo, scorgiamo una certa scia nell’aria, ma è impossibile determinarne la velocità. E’ una storia etnea, di un sabato di questo autunno.

Gemma è una ragazzina di quattordici anni che da ieri accusa una lieve, ma definita stanchezza inaspettata. Fa sport, atletica, è brava e dunque il suo stato di salute è messo ogni giorno alla prova. Si è allenata ieri pomeriggio, un po’ sottotono. Stamattina non si sente meglio e ciondola dalla poltrona al divano.
Sua madre Francesca la porta dal medico di famiglia, questi la visita, palpa l’addome. “Non c’è niente di dolente, tuttavia, visto che Gemma è già formata e fa sport agonistico, le consiglierei un’ecografia addominale”.
Francesca torna a casa, lascia Gemma e va al lavoro, nel suo negozio di Catania.
E’ pomeriggio, quando entra una cliente, una signora. Sceglie un oggetto, paga e s’incammina verso l’uscita, ma viene bloccata da un’altra donna.
“Ciao Manuela! Che ci fai qui?”
“Ciao Marianna. Bè, mi sono improvvisamente ricordata che dovevo comprare un pensierino per la mia nipotina, così sono entrata in questo negozio…”
“Vieni, che ti presento la mia amica Francesca”.
Manuela fa conoscere Marianna a Francesca, spiegando a quest’ultima con orgoglio che Marianna è una bravissima ginecologa. Francesca coglie lo spunto di discussione per raccontarle tra le righe del malessere di sua figlia Gemma e della prescrizione del medico di famiglia.
“Guardi Francesca, porti sua figlia stasera stessa in ospedale, che sarò di turno e avremo il tempo per un’ecografia con tutta calma: è sabato sera…”
Marianna va via, e Francesca e Manuela fanno due chiacchiere.
“Ma che bella sorpresa che mi hai fatto!”
“E’ da un po’ che non ci sentiamo. Passavo da qui e mi sono detta: ora basta, posteggio anche in doppia fila, ma voglio andare a salutare Francesca!”

Alla chiusura del negozio, Francesca va subito a casa, prende Gemma sempre più stanca e si dirigono in ospedale per l’ecografia.
Qui Marianna inizia l’indagine e in pochi minuti non ha alcun dubbio: “Presto, non c’è tempo da perdere, deve essere operata d’urgenza!”
E’ successo quello che accade in una percentuale talmente ridotta da non avere statistiche: un follicolo mestruale non si è richiuso e c’è in corso un’emorragia interna. I chirurghi intervengono immediatamente e alla fine le aspireranno mezzo litro di sangue.
Il padre di Gemma, Dario, dal proprio letto con la febbre addosso, si precipita in ospedale, incredulo. Francesca è frastornata e spaventata. Non si capacitano di come sia possibile una cosa del genere.
Tuttavia Gemma supera benissimo la prova e torna in reparto ancora addormentata. Si sveglierà senza problemi.

A questo punto, Marianna spiega a Francesca e a Dario, come Gemma abbia rischiato la vita. Se si fosse addormentata, con molte probabilità avrebbe perso conoscenza e l’indomani mattina sarebbe stato forse troppo tardi. L’emorragia l’avrebbe fatta entrare in coma e a quel punto, dopo molte ore, nessuno si sarebbe espresso sulla risoluzione migliore.
Ora Gemma è già a casa, e in settimana tornerà sulla pista di atletica per correre ancora i suoi ottanta metri piani. E questa può essere la conclusione di una storia fatta di coincidenze.

Tuttavia l’elettrone, sull’altro livello quantico, gira e ci racconta dell’altro, che appartiene proprio a quel livello di energia che noi non vediamo. Ma che percepiamo.
(Faccio un inciso per far capire il contesto. La madre di Dario, Giovanna, è morta molti anni fa. Dopo Dario, sua mamma ha avuto una gravidanza che non è riuscita a portare a termine, a causa di un’emorragia in cui stava perdendo la vita. Dario è rimasto figlio unico, e Gemma è l’unica nipote di Giovanna).
L’altro da raccontare è allora questo: dal suo livello di energia, Giovanna vede il problema di Gemma. Suo figlio Dario è febbricitante e quel che crede di sentire a letto tra i sudori dell’influenza, lo alloca nello stato confusionale della febbre, appunto – quando invece sarebbe stato proprio da ascoltare.
Giovanna deve però intervenire, deve salvare sua nipote Gemma, che rischia di trovarsi nella sua stessa situazione di grande rischio. E sposta la sua attenzione altrove.
L’elettrone gira, gira e vede la mente pronta di un’altra donna, Marianna, che deve comprare un piccolo regalo per la nipote. I fili sono uguali, il messaggio passa e arriva puntuale come il destino. E la voce dentro, che ci fa scegliere d’improvviso, sembra la nostra.
Marianna che si ferma improrogabilmente, Manuela che arriva precisa al negozio di Francesca e tutto il parlare dopo di ecografia, l’appuntamento per la sera stessa in ospedale, non sono affatto delle coincidenze. Semplicemente, le coincidenze non esistono, e ci vogliamo prendere in giro perché abbiamo dimenticato la risposta giusta. Giovanna forse è morta, ma non è certamente scomparsa: continua a girare su un livello diverso. E’ questo l’ultimo rigo dell’altro racconto.
E non è nemmeno importante crederci, quanto invece ricordare. Perché in futuro, per un’altra storia del genere, possa bastare sapersi leggere dentro, che la troveremo esatta. La risposta giusta.

Si specifica che tutti i nomi propri utilizzati, per raccontare il fatto realmente accaduto, sono però di assoluta fantasia.

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Sergio Mangiameli è del ’64, geologo, giornalista pubblicista, interprete naturalistico, vive sull’Etna. Ha pubblicato i racconti “Dall’ulivo alla luna” (Prova d’Autore, 1996) e “Rua di Mezzo sessantasei” (Il Filo, 2008), i romanzi “Aspettando la prima neve” (Rune, 2009), “Dietro a una piuma bianca” (Puntoacapo, 2010), “Sul bordo” (Puntoacapo, 2013), “Come la terra” (Villaggio Maori, 2015, che ha partecipato a MontagnaLibri 2016 del Trento Film Festival), “Quasi inverno” (A&B Editrice, 2018), "La nevicata perfetta" (A&B Editrice, 2020). Ha scritto i testi di “MicroNaturArt – voci dal microcosmo” (Arianna, 2014), esperimento letterario di fotografia scientifica; i racconti di “Ventiquattr’ore – fotografie di finestre e parole intorno” (Puntoacapo, 2016), i cui scatti sono di Lino Cirrincione; e, assieme al vulcanologo Salvo Caffo, “Etna patrimonio dell’umanità, manuale raccontato di vulcanologia e itinerari” (Giuseppe Maimone Editore, 2016), con le illustrazioni di Riccardo La Spina. Ha scritto i testi dei film corti “La corsa mia” e “Idda”, e i monologhi “Questa storia” e “Il gioco infinito”, visibili entrambi su YouTube. Sul portale web Etnalife, scrive racconti etnei per la rubrica letteraria “Storie dell’altro mondo”. “La piuma bianca” è il suo blog sul magazine online SicilyMag. L’esperimento nuovo è “Le colate raccontate” – vulcanologia storica dell’Etna e narrativa surreale insieme, tra esattezza scientifica e finzione letteraria in racconti –, portato in scena col vulcanologo Stefano Branca.
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