Etna: “Il ticket sui servizi è come un’auto accessoriata, ma senza le ruote”

Da Monte Nunziata si ammira il versante Occidentale dell'Etna - © pietronicosia.it
Da Monte Nunziata si ammira il versante Occidentale dell’Etna – © pietronicosia.it

“Decreto di San Silvestro”, pubblichiamo le posizioni dei fruitori. Sergio Mangiameli spiega i motivi della sua contrarietà e dice: “Che si prenda il modello del Parco Nazionale d’Abruzzo-Lazio e Molise”

In linea generale, sono contrario al ticket verde. Primo, i contribuenti già pagano aliquote regionali per un bene, come quello dell’Etna, molto trascurato: non ci sono guardia-parco, all’interno dell’Ente Parco non c’è ancora la figura di zoologo, il numero di guide è irrisorio, il vulcanologo è uno solo, non c’è un responsabile della fruizione; e poi, dove sono i Centri Visita? Dove sono le Aree Faunistiche? Dove sono le Sale Museali? Dove sono i Giardini Alpini (aperti anche la domenica e a Ferragosto?) Dove sono i sentieri ben mantenuti e correttamente segnati (la Carta Escursionistica stampata in 10mila copie e costata 90mila euro al Parco, quando troverà corrispondenza sul territorio? Lo sanno i turisti che di quella rete di sentieri finemente riportata, non c’è specchio sul territorio?).

Secondo, siccome il Parco non ha personale sufficiente per i servizi aggiuntivi, dall’ultima riunione del Forum Ambiente alla sede del Parco stesso, si è capito che si avvarrebbe delle associazioni di volontariato del territorio, che diventerebbero così delle sacche dipendenti dal presidente di turno – che ricordiamo, è una carica politica. Questo sarebbe ancora una volta un meccanismo di do-ut-des capace solo di generare clientelismi e non veri servizi alla fruizione.
Che si prenda invece il modello del Parco Nazionale d’Abruzzo-Lazio e Molise, dove da decenni si lavora bene non con le associazioni, ma con le cooperative che fanno impresa e gestiscono parcheggi, servizi navetta, nolo cavalli e mountain-bike, gestione rifugi. Fatte salve la pulizia e la cura delle aree limitrofe (non esiste un solo etto di eternit a bordo strada lungo la Marsicana; non c’è una sola microdiscarica abusiva alla periferia di Opi; nessun cane randagio alla Canala di Pescasseroli, e di conseguenza i bikers pedalano tranquilli ovunque), fatti salvi la vigilanza e il controllo del territorio, e fatta salva la sicurezza sanitaria all’interno della zona protetta.

Perché se il Parco dell’Etna ha intenzione di far pagare servizi aggiuntivi nelle aree demaniali, come il decreto dice chiaramente, deve fare prima un protocollo d’intesa con il Dipartimento Regionale. A questo punto, il Parco non potrebbe più ignorare due problemi sanitari molto importanti che ricadono in parte anche in Zona A Unesco, patrimonio dell’umanità. Da oltre un anno, nel tratto compreso tra i Rifugi Galvarina e Monte Scavo, sono state rilevate esche avvelenate, e per questa ragione alcuni cani privati sono rimasti vittime. Come giornalista, mi sono occupato del fatto, ma per il solito scarica-barile non è stata mai realizzata la bonifica della zona. Tanto è vero che da alcuni mesi, i Vigili Urbani del Comune di Bronte hanno provveduto ad affiggere in quei rifugi degli avvisi di allerta. Allora, prima di pensare agli eventuali servizi aggiuntivi, come l’ipotetica navetta a pagamento dal cancello della Filiciusa alla Galvarina, si garantisca a tutti la sicurezza sanitaria: non vorremmo mai che al posto di un cane la vittima possa essere un bambino, che tocca le cose e poi si porta le mani in bocca! Sono stati affissi con relativa solerzia i cartelli di benvenuto in Zona Unesco, ma niente è stato ancora realizzato per qualcosa che potrebbe salvare i padroni e i loro cani, come dei semplici avvisi. O forse, i vertici hanno paura di informare per nascondere le proprie incapacità gestionali?

Il secondo problema sanitario è legato al rischio di shock-anafilattico dovuto alla presenza invasiva di processionaria nelle pinete più battute nei periodi primaverili ed estivi, soprattutto da famiglie (Bosco di Biancavilla, San Gualberto, Schiena dell’Asino, Piano Pernicana).  Anche qui, molti anni fa, da giornalista me ne sono occupato, riportando il parere di medici specialisti allergologi dell’Ospedale Garibaldi di Catania, che hanno messo in guardia l’ente gestore, che dovrebbe avvisare del pericolo i fruitori, soprattutto i soggetti allergici, i bambini e le donne incinte. E’ dai primi anni Duemila che, per voce dei vari dirigenti succedutisi, il Parco promette di realizzare e affiggere in loco quanto meno i cartelli informativi; ma è stato anche promesso che i rifugi dell’Altomontana sarebbero stati dotati di cortisonici e antistaminici.
Come si capisce, dunque, questa storia del ticket sui servizi aggiuntivi è come aver dentro un’auto, che ora si vuole dotare di gomme da neve, portapacchi e gancio traino. Ma se ancora, dopo quasi 30 anni, non ha le ruote…

Sergio Mangiameli
Sergio Mangiameli è del ’64, geologo, giornalista pubblicista, interprete naturalistico, vive sull’Etna. Ha pubblicato i racconti “Dall’ulivo alla luna” (Prova d’Autore, 1996) e “Rua di Mezzo sessantasei” (Il Filo, 2008), i romanzi “Aspettando la prima neve” (Rune, 2009), “Dietro a una piuma bianca” (Puntoacapo, 2010), “Sul bordo” (Puntoacapo, 2013), “Come la terra” (Villaggio Maori, 2015, che ha partecipato a MontagnaLibri 2016 del Trento Film Festival), “Quasi inverno” (A&B Editrice, 2018), "La nevicata perfetta" (A&B Editrice, 2020). Ha scritto i testi di “MicroNaturArt – voci dal microcosmo” (Arianna, 2014), esperimento letterario di fotografia scientifica; i racconti di “Ventiquattr’ore – fotografie di finestre e parole intorno” (Puntoacapo, 2016), i cui scatti sono di Lino Cirrincione; e, assieme al vulcanologo Salvo Caffo, “Etna patrimonio dell’umanità, manuale raccontato di vulcanologia e itinerari” (Giuseppe Maimone Editore, 2016), con le illustrazioni di Riccardo La Spina. Ha scritto i testi dei film corti “La corsa mia” e “Idda”, e i monologhi “Questa storia” e “Il gioco infinito”, visibili entrambi su YouTube. Sul portale web Etnalife, scrive racconti etnei per la rubrica letteraria “Storie dell’altro mondo”. “La piuma bianca” è il suo blog sul magazine online SicilyMag. L’esperimento nuovo è “Le colate raccontate” – vulcanologia storica dell’Etna e narrativa surreale insieme, tra esattezza scientifica e finzione letteraria in racconti –, portato in scena col vulcanologo Stefano Branca.
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